domenica 17 marzo 2013

Ponte sullo Stretto !!!!

Su argomenti che avrebbero dovuto essere delegati al nuovo esecutivo, a fronte del 10% appena racimolato nelle votazioni, il governo “tecnico” non ha esitato ad ignorare anche la Comunità Scientifica che dalle colonne del Corriere della Sera del 27 Febbraio u.s. lo implorava a non disperdere quanto era stato realizzato nella redazione del progetto definitivo del Ponte di Messina, invidiato e copiato in tutto il mondo. Ad aggravare buffamente la questione giunge adesso il via libera del ministero dei Beni culturali, che ha riconosciuto la compatibilità ambientale e paesaggistica del progetto, il quale però non si farà a causa del blocco intervenuto il 2 marzo u. s.. In campo medico questa si direbbe un’eclatante sindrome dissociativa ! Noi però ci limitiamo a porre una semplice domanda: Come possono siffatti governanti privi del consenso popolare aver legiferato contro Scienza, Tecnica e Diritto, perpetuando la separatezza strutturale dell’Area dello Stretto mentre altre regioni d’Italia, d’Europa e del mondo corrono verso l’alta velocità/alta capacità su rotaia (AV/AC) ? Ammantati di un europeismo lezioso, bancario e mercantile - agli antipodi di quello che abbiamo visto concepire proprio a Messina nel 1955 grazie a Gaetano Martino, a cui non sanno neanche volgere lo sguardo – essi riportano l’Italia al tempo del “Regnum Siciliae citra Pharum” e “Regnum Siciliae ultra Pharum”, i due vice-reami spagnoli del XV° secolo distinti dal punto di vista storiografico e territoriale. Nonostante l'avvenuta unificazione del 1816 sotto il “Regno delle due Sicilie”, il governo della Repubblica si inchina al Regno di Napoli e al Regno di Sicilia. Non fremiti di irritazione ad effetto, bensì dati obiettivi organico-funzionali sostanziano questa cruda veridicità per i cittadini, specchiati contribuenti a Sud come nel resto d’Italia, presi a ceffoni di diritto e di rovescio! Mettiamo uno di questi sul binario della mobilità rapida: da Roma a Milano e viceversa, tratta senza fermate di 632 km. in 2 h e 45 minuti, con partenze ogni ora; da Messina a Roma, tratta con fermate di 683 km. in 8 h e 6 minuti, due corse giornaliere. Senza alternative il contribuente del Sud impiega tre volte di più rispetto allo stesso tipo nordico, mentre per le merci i tempi si allungano. Partendo da Messina, un passeggero impiega 1 h e 45 minuti per attraversare lo Stretto e raggiungere la dirimpettaia Stazione di Villa S. Giovanni, giusto 1 h in meno affinché il contribuente nordico percorra l’intera tratta Roma – Milano. E mentre il tempo di percorrenza tra le due città metropolitane è destinato a decrescere ulteriormente, quello dell’attraversamento ferroviario dello Stretto senza Ponte è immutabile, perché tale è rimasto sin dai tempi post-bellici, in cui con i calzoncini corti stavo avvinto alla mano benedetta di mio Padre e osservavo le donne eroiche di Bagnara con le enormi “truscie” sulla testa, ripiene del bel sale di Sicilia. Dunque mentre l’Italia fino a Salerno di fatto si accorcia, la Sicilia e la Calabria di fatto si allontanano tra loro e tutte due insieme dal resto d’Italia, realizzando un’antistorica “revanche”. Però i tempi sono radicalmente cambiati: che i saputelli locali con occhi bendati diano a vedere di non saperlo non sorprende, ma che un ex Rettore della Bocconi dal più alto soglio di governo abbia dato tagli netti così è veramente stupefacente! Nel mondo globale i contatti e gli scambi non possono avere la ingenua prospettiva di rapporti limitati alle sponde dello Stretto. Indirettamente lo dimostra un certo risveglio di attività commerciali ed aziendali in territorio reggino rispetto a quello messinese attraverso il rapido sbocco al mercato nazionale assicurato dall’aeroporto di Reggio Calabria, sebbene tenuto ancora sotto scacco. Ma soprattutto ce lo dimostrerebbe il sistema integrato di trasporti via mare (porti di Augusta, Pozzallo, Gioia Tauro), via cielo (aeroporti regionali), via terra (strade, autostrade, ferrovia AV/AC) secondo la tipologia ormai codificata dagli stati più seri ed avanzati. Si noti come il porto di Augusta sia fra i pochi in Italia, l’unico a sud di Taranto a possedere le caratteristiche necessarie per accogliere le super navi da 300 metri (16.000 container di nuova generazione per ognuna), e cioè: 1. la profondità dei fondali almeno pari a quella del Canale di Suez dei 20 metri odierni rispetto agli 8 m originari; 2. l’immenso retro porto idoneo non solo a stipare i container, ma ad allocarne la semi-lavorazione artigianale ed industriale per 20.000 posti di lavoro; 3. i raccordi diretti con la rete autostradale e ferroviaria. I porti di Pozzallo e Gioia Tauro mancano di questi collegamenti, ma basterebbe solo decidere di farli. Realtà centrale del mar Mediterraneo i porti siciliani e calabresi sono lambiti dal 30% del traffico mondiale, però gli manca il Ponte (altri 20.000 posti di lavoro) per realizzare quel piano di scorrimento unitario e rapido su ferrovia che li inserisca nel corridoio europeo Helsinki-Palermo-Catania. Lo Stato di Malta fa intendere che questa sia la visione giusta quando si polarizza sulla Sicilia piuttosto che sul fumoso corridoio UE Helsinki-Bari-La Valletta. Il raccordo con Malta sarebbe Festeggiamenti ignobili fondamentale per dare il via ad UNA POLITICA DELLA PACE E DEL LAVORO NEL MEDITERRANEO, scacchiere molto critico sia dal punto di vista dei rapporti di forza che degli scambi commerciali. Nel corso della seconda guerra mondiale l’ambasciatore del Giappone a Roma non seppe darsi pace delle scelte strategiche insensate operate da Mussolini nei confronti di Malta. Così oggi gli inglesi sorrideranno alla vista di un Monti ripetere gli errori con il tropismo smaccato verso il Nord-Centro (TAV finanziata, ramo ferroviario adduttore alla galleria di base del Brennero finanziato, CIS Na-Ba-Ta-Le finanziato per metà) e il contestuale abbandono del sistema Sud (CIS Pa-Ct-Me senza il Ponte, cioè senza AV/AC) estraniato dai grandi circuiti internazionali. E siccome la politica nazionale dell'ambiente e del territorio indietreggia ogni giorno di più a seguito di reiterate smentite promananti dal mondo economico-finanziario – fra cui primeggia la crescente carenza di liquidità - questi governanti non esitano a ricorrere ad un metodo politico-antropologico, tipico del connaturato tropismo verso una feroce aracnodattilia. La condizione fisica di dita curve, sproporzionalmente allungate rispetto al palmo della mano, simili alle zampe di un ragno predatore caratterizza le opzioni dell'Esecutivo, che aggravano il quadro ossianico istituzionale in tema di salvaguardia dell'ecosistema e di civilizzazione delle aree del Mediterraneo. Con riferimento a tali azioni il processo di sviluppo economico, sociale, culturale delle nazioni occidentali - di cui fino a prova contraria il meridione d’Italia continua gloriosamente a far parte - mira al conseguimento di un contesto evolutivo che consenta alle persone di condurre una vita produttiva adeguata a livello individuale, sociale ed economico. In sintesi si tratta del complesso dei mezzi con cui attingere il bene supremo della “salute”, da considerare non un fine ma una risorsa della vita quotidiana. Definita nella Costituzione dell'OMS come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia", la salute viene considerata un diritto, e come tale si pone alla base di tutti gli altri diritti fondamentali che spettano alle persone. Questo principio assegna agli Stati e alle loro articolazioni istituzionali compiti che vanno ben al di là della semplice gestione di un sistema sanitario; essi dovrebbero farsi carico di individuare e cercare di modificare quei fattori che influiscono negativamente sulla salute collettiva, promuovendo al contempo quelli favorevoli che possono sgorgare da opportune alleanze, ad esempio dalla cooperazione Italia - Malta. Dunque “civilizzare” significa “curare” le aporie di un certo contesto umano in modo risolutivo e auto-propulsivo, cosa che il governo Monti ha dato ad intendere di non sapere, non potere o non volere fare per il Sud. Rimane fondato il sospetto che anzi stiano facendo di tutto per potenziare il sistema portuale Genova – Taranto - Venezia, mentre emarginano il triangolo siculo-calabro nonostante la sua assodata centralità geostorica. Una schizofrenia decisionale che fa risuonare l’indegna voglia di Carlo Bombrini: «Non dovranno mai essere più in grado di intraprendere». Quando pronunciò queste parole, il Governatore della neonata Banca Nazionale del Regno d’Italia si riferiva ai neo italiani del Sud. Carlo Bombrini, che rimase governatore della Banca Nazionale dal 1861 al 1882, fu anche il fondatore dell’Ansaldo, dato importante nel contesto di ciò che accadde alle officine di Pietrarsa, diretta concorrente della piccola azienda fondata dal governatore. E siamo all’inizio dei famigerati conflitti d’interesse che fanno dell’Italia una nazione poco credibile! Da qui l’appello di un medico ippocratico alla comunità accademica, agli enti pubblici, alle associazioni, ai soggetti privati affinché intraprendano le azioni mirate alla difesa dei variegati interessi diffusi sul territorio dello Stretto di Messina e dell’Italia in adesione a quelle promosse dagli interessi di soggetti vincolati da contratto per il Ponte. Ma sia chiaro: l’appello è soprattutto rivolto ai Signori Sindaci, veri detentori della “communis opinio” in Italia! * Professore ordinario a. r. di Anatomia Istologia Patologica e Citodiagnostica Università degli Studi di Messina Rappresentante “Ponte Subito ( alvarogiovanni@teletu.it) ma “Non Solo Ponte” ( arch.comparetto@nonsoloponte.it) della Rete 19 Ottobre

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