mercoledì 22 maggio 2013

Magna GRECE: Announcing the 2013 Feast of Saint Anthony of Pado...

Magna GRECE: Announcing the 2013 Feast of Saint Anthony of Pado...: Viva Sant'Antonio! Photo by New York Scugnizzo Sponsored by the Society of Saint Anthony of Giovinazzo May 23rd – June 2nd ...

lunedì 15 aprile 2013

Magna GRECE: Corrado Alvaro: An Introduction to His Life and Wo...

Magna GRECE: Corrado Alvaro: An Introduction to His Life and Wo...: Corrado Alvaro (Photo courtesy of Wikipedia ) By Giovanni di Napoli Not too long ago, while discussing with some friends th...

mercoledì 20 marzo 2013

Ma che taglio e'? Simbolica la riduzione dei consiglieri e degli assessori regionali - Calabria Libera

Ma che taglio e'? Simbolica la riduzione dei consiglieri e degli assessori regionali - Calabria Libera

Cascata Tufarazzo - Pollino

La montagna è uno spazio appartato dove da sempre l’uomo ha cercato rifugio per dedicarsi al cammino dello spirito. Anche sul Pollino sono sorti in passato luoghi di preghiera, come monasteri, conventi e santuari...i percorsi in questa località nel passato erano trafficati da tarda primavera ad autunno inoltrato, per gli scambi tra le Valli del Frido e del Mercure a quella del Coscile: oltre a costituire un’importante via di transito per la transumanza tra il Pollino e la Piana di Sibari, erano percorsi a piedi dai fedeli che si recavano in pellegrinaggio alla Madonna di Pollino....


Al limitare del pianoro, dove pascolano mandrie di mucche e cavalli, il sentiero si immette nel bosco e inizia subito la discesa. Si percorre la lunga e, a tratti, impervia mulattiera denominata "Scala di Gaudolino", che porta fino a Morano....La faggeta cede a poco a poco il passo ad una vegetazione più varia, fatta di specie che crescono ad altitudini meno elevate, come aceri, agrifogli, ginepri, fino ai lecci, ai biancospini, ai rovi e alle ginestre. Uno degli aspetti più interessanti dell’escursione, infatti, è proprio l’attraversamento di fasce differenti di flora poiché si scende rapidamente di circa 800 metri di quota!

Sempre nel fitto del bosco, si lascia la “Scala di Gaudolino” per uno stretto sentiero che scende a destra e permette di attraversare il vallone Colloreto. Si incontrano lungo il cammino alcune sorgenti dalle acque fresche e buonissime da bere, tra cui la sorgente della Serra e la sorgente Tufarazzo. Quest’ultima si trasforma poco più avanti in una spettacolare cascata che termina il suo salto su una roccia ammantata di verdi muschi.

Si giunge ai resti del convento (mt. 906), che sorge su una collinetta dominante la valle del Coscile, a ridosso di Serra del Prete e del Pollinello. I frati scelsero questo luogo perché silenzioso e lontano dal mondo. Non avrebbero mai immaginato che proprio sotto le fondamenta della loro casa avrebbero un giorno sfrecciato senza pausa veloci e rumorose automobili. Proprio sotto la costruzione corre infatti l’autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria.
ook

martedì 19 marzo 2013

Magna GRECE: Feast of San Giuseppe

Magna GRECE: Feast of San Giuseppe: Viva San Giuseppe! (Photo by New York Scugnizzo) March 19th is Saint Joseph's Day. As a carpenter and spouse of the Blessed Vir...

domenica 17 marzo 2013

Ponte sullo Stretto !!!!

Su argomenti che avrebbero dovuto essere delegati al nuovo esecutivo, a fronte del 10% appena racimolato nelle votazioni, il governo “tecnico” non ha esitato ad ignorare anche la Comunità Scientifica che dalle colonne del Corriere della Sera del 27 Febbraio u.s. lo implorava a non disperdere quanto era stato realizzato nella redazione del progetto definitivo del Ponte di Messina, invidiato e copiato in tutto il mondo. Ad aggravare buffamente la questione giunge adesso il via libera del ministero dei Beni culturali, che ha riconosciuto la compatibilità ambientale e paesaggistica del progetto, il quale però non si farà a causa del blocco intervenuto il 2 marzo u. s.. In campo medico questa si direbbe un’eclatante sindrome dissociativa ! Noi però ci limitiamo a porre una semplice domanda: Come possono siffatti governanti privi del consenso popolare aver legiferato contro Scienza, Tecnica e Diritto, perpetuando la separatezza strutturale dell’Area dello Stretto mentre altre regioni d’Italia, d’Europa e del mondo corrono verso l’alta velocità/alta capacità su rotaia (AV/AC) ? Ammantati di un europeismo lezioso, bancario e mercantile - agli antipodi di quello che abbiamo visto concepire proprio a Messina nel 1955 grazie a Gaetano Martino, a cui non sanno neanche volgere lo sguardo – essi riportano l’Italia al tempo del “Regnum Siciliae citra Pharum” e “Regnum Siciliae ultra Pharum”, i due vice-reami spagnoli del XV° secolo distinti dal punto di vista storiografico e territoriale. Nonostante l'avvenuta unificazione del 1816 sotto il “Regno delle due Sicilie”, il governo della Repubblica si inchina al Regno di Napoli e al Regno di Sicilia. Non fremiti di irritazione ad effetto, bensì dati obiettivi organico-funzionali sostanziano questa cruda veridicità per i cittadini, specchiati contribuenti a Sud come nel resto d’Italia, presi a ceffoni di diritto e di rovescio! Mettiamo uno di questi sul binario della mobilità rapida: da Roma a Milano e viceversa, tratta senza fermate di 632 km. in 2 h e 45 minuti, con partenze ogni ora; da Messina a Roma, tratta con fermate di 683 km. in 8 h e 6 minuti, due corse giornaliere. Senza alternative il contribuente del Sud impiega tre volte di più rispetto allo stesso tipo nordico, mentre per le merci i tempi si allungano. Partendo da Messina, un passeggero impiega 1 h e 45 minuti per attraversare lo Stretto e raggiungere la dirimpettaia Stazione di Villa S. Giovanni, giusto 1 h in meno affinché il contribuente nordico percorra l’intera tratta Roma – Milano. E mentre il tempo di percorrenza tra le due città metropolitane è destinato a decrescere ulteriormente, quello dell’attraversamento ferroviario dello Stretto senza Ponte è immutabile, perché tale è rimasto sin dai tempi post-bellici, in cui con i calzoncini corti stavo avvinto alla mano benedetta di mio Padre e osservavo le donne eroiche di Bagnara con le enormi “truscie” sulla testa, ripiene del bel sale di Sicilia. Dunque mentre l’Italia fino a Salerno di fatto si accorcia, la Sicilia e la Calabria di fatto si allontanano tra loro e tutte due insieme dal resto d’Italia, realizzando un’antistorica “revanche”. Però i tempi sono radicalmente cambiati: che i saputelli locali con occhi bendati diano a vedere di non saperlo non sorprende, ma che un ex Rettore della Bocconi dal più alto soglio di governo abbia dato tagli netti così è veramente stupefacente! Nel mondo globale i contatti e gli scambi non possono avere la ingenua prospettiva di rapporti limitati alle sponde dello Stretto. Indirettamente lo dimostra un certo risveglio di attività commerciali ed aziendali in territorio reggino rispetto a quello messinese attraverso il rapido sbocco al mercato nazionale assicurato dall’aeroporto di Reggio Calabria, sebbene tenuto ancora sotto scacco. Ma soprattutto ce lo dimostrerebbe il sistema integrato di trasporti via mare (porti di Augusta, Pozzallo, Gioia Tauro), via cielo (aeroporti regionali), via terra (strade, autostrade, ferrovia AV/AC) secondo la tipologia ormai codificata dagli stati più seri ed avanzati. Si noti come il porto di Augusta sia fra i pochi in Italia, l’unico a sud di Taranto a possedere le caratteristiche necessarie per accogliere le super navi da 300 metri (16.000 container di nuova generazione per ognuna), e cioè: 1. la profondità dei fondali almeno pari a quella del Canale di Suez dei 20 metri odierni rispetto agli 8 m originari; 2. l’immenso retro porto idoneo non solo a stipare i container, ma ad allocarne la semi-lavorazione artigianale ed industriale per 20.000 posti di lavoro; 3. i raccordi diretti con la rete autostradale e ferroviaria. I porti di Pozzallo e Gioia Tauro mancano di questi collegamenti, ma basterebbe solo decidere di farli. Realtà centrale del mar Mediterraneo i porti siciliani e calabresi sono lambiti dal 30% del traffico mondiale, però gli manca il Ponte (altri 20.000 posti di lavoro) per realizzare quel piano di scorrimento unitario e rapido su ferrovia che li inserisca nel corridoio europeo Helsinki-Palermo-Catania. Lo Stato di Malta fa intendere che questa sia la visione giusta quando si polarizza sulla Sicilia piuttosto che sul fumoso corridoio UE Helsinki-Bari-La Valletta. Il raccordo con Malta sarebbe Festeggiamenti ignobili fondamentale per dare il via ad UNA POLITICA DELLA PACE E DEL LAVORO NEL MEDITERRANEO, scacchiere molto critico sia dal punto di vista dei rapporti di forza che degli scambi commerciali. Nel corso della seconda guerra mondiale l’ambasciatore del Giappone a Roma non seppe darsi pace delle scelte strategiche insensate operate da Mussolini nei confronti di Malta. Così oggi gli inglesi sorrideranno alla vista di un Monti ripetere gli errori con il tropismo smaccato verso il Nord-Centro (TAV finanziata, ramo ferroviario adduttore alla galleria di base del Brennero finanziato, CIS Na-Ba-Ta-Le finanziato per metà) e il contestuale abbandono del sistema Sud (CIS Pa-Ct-Me senza il Ponte, cioè senza AV/AC) estraniato dai grandi circuiti internazionali. E siccome la politica nazionale dell'ambiente e del territorio indietreggia ogni giorno di più a seguito di reiterate smentite promananti dal mondo economico-finanziario – fra cui primeggia la crescente carenza di liquidità - questi governanti non esitano a ricorrere ad un metodo politico-antropologico, tipico del connaturato tropismo verso una feroce aracnodattilia. La condizione fisica di dita curve, sproporzionalmente allungate rispetto al palmo della mano, simili alle zampe di un ragno predatore caratterizza le opzioni dell'Esecutivo, che aggravano il quadro ossianico istituzionale in tema di salvaguardia dell'ecosistema e di civilizzazione delle aree del Mediterraneo. Con riferimento a tali azioni il processo di sviluppo economico, sociale, culturale delle nazioni occidentali - di cui fino a prova contraria il meridione d’Italia continua gloriosamente a far parte - mira al conseguimento di un contesto evolutivo che consenta alle persone di condurre una vita produttiva adeguata a livello individuale, sociale ed economico. In sintesi si tratta del complesso dei mezzi con cui attingere il bene supremo della “salute”, da considerare non un fine ma una risorsa della vita quotidiana. Definita nella Costituzione dell'OMS come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia", la salute viene considerata un diritto, e come tale si pone alla base di tutti gli altri diritti fondamentali che spettano alle persone. Questo principio assegna agli Stati e alle loro articolazioni istituzionali compiti che vanno ben al di là della semplice gestione di un sistema sanitario; essi dovrebbero farsi carico di individuare e cercare di modificare quei fattori che influiscono negativamente sulla salute collettiva, promuovendo al contempo quelli favorevoli che possono sgorgare da opportune alleanze, ad esempio dalla cooperazione Italia - Malta. Dunque “civilizzare” significa “curare” le aporie di un certo contesto umano in modo risolutivo e auto-propulsivo, cosa che il governo Monti ha dato ad intendere di non sapere, non potere o non volere fare per il Sud. Rimane fondato il sospetto che anzi stiano facendo di tutto per potenziare il sistema portuale Genova – Taranto - Venezia, mentre emarginano il triangolo siculo-calabro nonostante la sua assodata centralità geostorica. Una schizofrenia decisionale che fa risuonare l’indegna voglia di Carlo Bombrini: «Non dovranno mai essere più in grado di intraprendere». Quando pronunciò queste parole, il Governatore della neonata Banca Nazionale del Regno d’Italia si riferiva ai neo italiani del Sud. Carlo Bombrini, che rimase governatore della Banca Nazionale dal 1861 al 1882, fu anche il fondatore dell’Ansaldo, dato importante nel contesto di ciò che accadde alle officine di Pietrarsa, diretta concorrente della piccola azienda fondata dal governatore. E siamo all’inizio dei famigerati conflitti d’interesse che fanno dell’Italia una nazione poco credibile! Da qui l’appello di un medico ippocratico alla comunità accademica, agli enti pubblici, alle associazioni, ai soggetti privati affinché intraprendano le azioni mirate alla difesa dei variegati interessi diffusi sul territorio dello Stretto di Messina e dell’Italia in adesione a quelle promosse dagli interessi di soggetti vincolati da contratto per il Ponte. Ma sia chiaro: l’appello è soprattutto rivolto ai Signori Sindaci, veri detentori della “communis opinio” in Italia! * Professore ordinario a. r. di Anatomia Istologia Patologica e Citodiagnostica Università degli Studi di Messina Rappresentante “Ponte Subito ( alvarogiovanni@teletu.it) ma “Non Solo Ponte” ( arch.comparetto@nonsoloponte.it) della Rete 19 Ottobre

venerdì 8 marzo 2013

ROTHSCHILD ITALIA: Carlo De Benedetti, una delle persone più potenti in Italia, è nel Consiglio d’Amministrazione della Banca Rothschild francese. Costui ha come braccio destro Colaninno, ex Presidente di Telecom, il quale mise il figlio (ora Deputato del PD) a lavorare a stretto contatto con Casaleggio nella Webbeg S.p.a. Ora quel Casaleggio gestisce personaggi come Di Pietro, Grillo e tanti altri. Colaninno junior incontrò Benetazzo ed il Veneto cambiò subito dopo, dato che non nominò più la parola Signoraggio (un po’ come fece pure anche Grillo dopo il ’98). De Benedetti è uno dei maggior finanziatori del PD e dell ‘IDV. L’attuale Amministratore delegato di Telecom è Franco Bernabè, l’ex VicePresidente di Rothschild Europe ed attualmente in Rothschild Spa. Quest’ ultimo è stato amministratore delegato di Eni, dal 1992 al 1998 ha privatizzato la Società. Bernabè ha inoltre ricoperto vari incarichi pubblici: nel 1999 è stato nominato dal Primo Ministro come rappresentante speciale del governo italiano per la ricostruzione del Kossovo; tra il 2001 e il 2003 è stato Presidente della Biennale di Venezia e dal 2004 è Presidente del MART di Trento e Rovereto, il principale museo italiano di arte moderna. È stato membro dell’Advisory Board del Council on Foreign Relations; attualmente siede nel consiglio del Peres Center for Peace, nell’Advisory Board dell’Observatoire Méditérranéen de l’Énergie, ed è membro del consiglio di amministrazione di Petrochina, ruolo che ha ricoperto in passato anche in altre società italiane e internazionali quotate. De Benedetti, la sera prima del 9/11, era a cena a Washington, al National Building Museum, con George Bush padre e la famiglia di Bin Laden, tutti invitati dal Gruppo del Carlyle! E chi conosce il gruppo Carlyle sà bene che cosa vuol dire! La Banca francese Edmond de Rothschild possiede Air France la quale ha acquistato Alitalia. Rodolfo, figlio di Carlo, è Presidente di Sorgenia. Il sito di Sorgenia informa che è il primo operatore privato italiano del mercato nazionale dell’energia elettrica e del gas naturale, con 500.000 clienti in tutta Italia e impianti di generazione elettrica per circa 2.900 MW di potenza. Bernabè è stato inoltre presidente e azionista di maggioranza di FB Group, società di investimenti nei settori dell’ICT e delle energie rinnovabili che aveva fondato. Ennesimo collegamento Rothschild Telecom: Giovanni Stella dal 2004 al 2007 è stato Amministratore Delegato di Rothschild S.p.A. per poi passare dal 2008 a vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Telecom Italia Media. Chicco Testa è stato Segretario Nazionale, e successivamente Presidente Nazionale, di Legambiente. Eletto alla Camera dei deputati per due legislature, nelle liste del Pci nelle elezioni del 14 giugno 1987, poi riconfermato con il Pds fino al 1994; è stato membro della Commissione Ambiente e Territorio. Dal 1994 al 1996 è stato Presidente del consiglio di amministrazione di Acea, Azienda Comunale Energia e Ambiente del Comune di Roma. Dal 1996 al 2002 è stato Presidente del Consiglio di Amministrazione di Enel e membro del Consiglio di Amministrazione di Wind. Durante la sua presidenza, Enel è stata parzialmente privatizzata. È stato inoltre membro dell’Expert Advisory Committee dello European Carbon Fund e Presidente del Comitato Organizzativo del 20° Congresso Mondiale dell’Energia. È stato membro del Consiglio di Amministrazione del gruppo Riello (leader italiano nei sistemi di riscaldamento) dal 2002 al 2004. Dal 2002 al 2005 è stato membro dello European Advisory Board del Gruppo Carlyle, presidente del consiglio di amministrazione di S.T.A. S.p.A. (Agenzia per la Mobilità del Comune di Roma) e Presidente del Kyoto Club. È stato inoltre Presidente, fino al 2008, della società Roma Metropolitane, appartenente al comune di Roma, che realizza le nuove Linee Metropolitane della capitale italiana. È giornalista e collabora con alcuni fra i più importanti quotidiani e settimanali italiani. È stato professore incaricato presso la Scuola di Management della LUISS, Libera Università Internazionale degli Studi Sociali, Master in Business Administration, responsabile del corso in Economia e Management delle Imprese di servizi di pubblica utilità. È stato professore presso le Università di Macerata e Napoli. Attualmente è Managing Director di Rothschild. È inoltre Presidente di Telit Communications Plc e Vice Presidente della Intecs S.p.A. Chicco Testa è membro del consiglio di amministrazione di Allianz ed è Presidente di EVA, Energie Valsabbia, società che sviluppa e costruisce impianti idroelettrici e solari.
Gianfranco Viesti: “Il Sud non vive sulle spalle di chi produce” 4 marzo 2013 Luigi Pandolfi “Non è affatto vero che il sud vive sulle spalle di chi produce. Tutti gli indicatori, le cifre contenute nei documenti ufficiali del governo, dicono il contrario, che il Sud in questi anni è stato privato di risorse che gli erano dovute. Dobbiamo combattere il pregiudizio che dipinge il Sud antropologicamente diverso, perciò incapace di emulare gli standard europei. Il sud deve fare però la sua parte, responsabilizzandosi”. Parliamo di Mezzogiorno, Europa e federalismo con il professor Gianfranco Viesti, ordinario di Economia applicata presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bari. Gianfranco Viesti professore di Economia applicata presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bari. Gianfranco Viesti (laurea in economia all’Università Bocconi) ha lavorato a lungo presso il Centro Studi sui processi di Internazionalizzazione della Bocconi e l’Istituto per la Ricerca Sociale (Milano). Ha collaborato con l’Ocse, la Banca Mondiale e l’ILO in Asia e in America Latina. Ha fatto anche parte del Consiglio di amministrazione della Cassa Depositi e Prestiti. Figura di spicco nei Comitati scientifici dell’Osservatorio sulle Piccole e Medie Imprese, di Legambiente, del Consiglio Italiano per le Scienze Sociali, oggi è Presidente dell’Ente Fiera del Levante. Tra i più insigni intellettuali meridionalisti, fra i suoi ultimi lavori possiamo citare “Mezzogiorno a tradimento. Il Nord, il Sud e la politica che non c’è” (Laterza Roma-Bari, 2009) e “Più lavoro, più talenti. Giovani, donne, Sud. Le risposte alla crisi” (Donzelli, Roma, marzo 2010). L’ultima sua fatica, appena uscita per i tipi di Laterza, è “Il Mezzogiorno vive sulle spalle dell’Italia che produce: falso!”. Professor Viesti, recentemente ha affermato che la crisi potrebbe essere l’occasione per ripensare al Sud e alle sue debolezze e ricercare con creatività soluzioni ai suoi problemi. Può chiarire questa sua posizione? Di solito si pensa molto poco al Sud perché si ritiene che tutto sia stato già fatto, tutto sia stato sperimentato e non ci sia più nulla da fare. Ma questo tipo di ragionamento adesso si può applicare allo stesso modo all’Italia. Anche l’Italia appare come un paese travolto dalle sue difficoltà. E proprio per questo che la crisi, economica e politica, deve obbligarci a mettere da parte questo tipo di pregiudizi e, quindi, a tornare a ripensare all’Italia ed al Mezzogiorno partendo dalle loro potenzialità, dalle loro possibilità. È difficile, lo so, ma è l’unica cosa da fare. In un saggio del 2003 lei diceva che il Mezzogiorno è una buona scusa per non affrontare realmente i problemi italiani. Vogliamo esplicitarlo questo concetto? E certo, perché si ritiene che tantissime cose positive che accadono negli altri paesi europei, in Italia non si possono fare perché gli italiani sono fatti in maniera diversa, perché da noi le cose vanno in certo modo. Il Mezzogiorno, secondo questa tesi, è l’Italia al quadrato, nel senso che si ritiene che al Sud sia impossibile fare tutta una serie di cose perché l’atteggiamento delle persone, delle istituzioni, della politica, è di basso livello ed impediscono al Sud di diventare un posto normale, secondo quelli che sono gli standard europei. Se non combattiamo questi pregiudizi le cose che si possono fare diventano pochissime. Non dobbiamo accettare di farci vincere dal peso dei guai, del retaggio del passato, che potrebbero gravare molto negativamente anche sul futuro. Si può affermare che negli ultimi anni c’è stata una drastica redistribuzione di risorse dal Sud al Centro nord? Certamente. Ed è stata ancora più grave perché si sono associate due cose: la crisi economica, con un calo di reddito, di benessere, per tutti, e, nell’ambito di questo calo, un’azione che ha penalizzato molto più il Sud rispetto al resto del paese. Questa azione è stata più intensa, forte, più determinata tra il 2008 ed il 2011, durante il governo guidato da Berlusconi. I numeri di questa redistribuzione sono contenuti nei documenti ufficiali dei governi, sono nelle cifre relative agli investimenti pubblici ed in quelle che indicano la spesa corrente procapite. Ho provato a richiamare queste cifre in un modo comprensibile per il grande pubblico in un libro appena uscito per i tipi di Laterza, che si intitola: “Il Mezzogiorno vive sulle spalle dell’Italia che produce: falso!”. In esso sono trattati, argomentati, anche questi fenomeni che sono ignorati da gran parte dell’opinione pubblica. Cosa può fare lo Stato per aiutare il Mezzogiorno ad uscire dalla sua condizione? Deve fare lo Stato. Deve svolgere bene le sue funzioni di base, deve garantire innanzitutto la sicurezza dei cittadini, intraprendere una guerra finale senza quartiere contro le mafie, innalzando il livello di legalità diffusa. Deve garantire il territorio e la sicurezza delle persone dai rischi geologici, sismici, idraulici, mettendo in sicurezza il territorio. Deve far si che le scuole siano dei posti civili, dove tutti i ragazzi possano andare ad imparare senza rischi per la propria sicurezza, che le università pubbliche nel sud sopravvivano, vengano sostenute, cosa nient’affatto garantita dopo le misure degli ultimi governi, compreso quello guidato dal professor Monti. Deve consentire ai cittadini del Sud di muoversi sul territorio in modi e con costi ragionevoli. La circostanza che sia impossibile usare un qualsiasi mezzo pubblico per andare da Bari a Cosenza è totalmente inaccettabile: non è possibile che un cittadino di Bari o di Cosenza debba avere solo l’automobile come possibilità per recarsi da una città all’altra. Non è più tempo di pensare a futuribili, grandi investimenti in infrastrutture, non è un problema di binari, per intenderci, ma di treni. E l’Europa? L’Europa può fare moltissimo. È assolutamente decisiva per il futuro di tutti noi e bisognerebbe parlarne molto di più. L’Europa deve fare però due cose. La prima è modificare questa linea di politica economica di austerità cieca e assoluta, che sta portando le società europee in una situazione di grande difficoltà e di grande pericolo, che io vedo molto simile a quello degli anni Trenta del Novecento. Ce lo dice quello che sta accadendo in Grecia, in Spagna, ed oggi anche in Italia. L’austerità da sola genera recessione e quindi altra austerità. La seconda cosa che deve fare l’Europa è avere più coraggio, come l’ha avuto moltissime volte in passato, nell’investimento sul suo futuro. Deve invertire questa tendenza autolesionista a ridurre il bilancio comunitario, a bloccare le grandi infrastrutture europee, a contenere i grandi progetti di ricerca comunitaria. Queste misure di politica economica sono decisive per il rilancio della competitività delle nostre economie e, quindi, del benessere nell’intera Europa. Il dibattito sul federalismo fiscale si è da tempo arenato. A che punto è l’applicazione dei decreti attuativi della Legge 42 del 2009? Pessimo, perché siamo in mezzo al guado. Il primo lavoro che fu fatto con i governi precedenti è stato a mio avviso molto negativo, perché confuso ed, in misura rilevante, ispirato dall’obiettivo di mantenere una parte più grande possibile di gettito fiscale nelle regioni più ricche. Parliamo, per fare un esempio, del problema del finanziamento delle amministrazioni comunali, soprattutto di quelle del Mezzogiorno, lasciato dalla riforma nell’assoluta incertezza. Con il governo Monti l’operazione si è del tutto arenata, il che è un bene perché non si è proseguito su quelle linee, ma è un male perché ci lascia in una condizione di assoluta incertezza. Qualsiasi sindaco del Mezzogiorno è alle prese con un’assoluta difficoltà nel fornire ai propri cittadini più elementari, di base. Se a ciò si aggiunge che negli ultimi anni sono stati ridotti del 90% le risorse nazionali per le politiche sociali, cioè le politiche per i più deboli, le famiglie più numerose, la non autosufficienza, si capisce che proprio in questo periodo di forte emergenza, indotta dalla crisi, il peso dei servizi di assistenza è stato scaricato tutto sulle spalle delle amministrazioni locali, che non sono assolutamente in grado di farvi fronte. Crede che il federalismo sia la risposta giusta ai problemi dell’Italia? Dunque, la parola in sé non mi piace. Credo che un ragionevole grado di decentramento delle responsabilità sia una buona cosa. Deve essere però ragionevole: molte cose le deve fare il governo nazionale, alcune cose devono farle le regioni e i comuni. Ma il decentramento deve accompagnarsi ad una responsabilità fiscale di tutti, soprattutto nel Mezzogiorno. Voglio dire che è comunque finito il tempo delle risorse indefinite e della possibilità, quando finiscono i soldi, di indebitarsi con lo Stato. Per il Sud il decentramento può essere utile perché così è chiamato ad essere responsabile di ciò che fa. Quali responsabilità imputerebbe alle classi dirigenti meridionali per le condizioni in cui attualmente versano le regioni del Sud? Molte, ma meno di quelle che normalmente si attribuiscono loro. Nel dibattito italiano il Sud va male perché tutte le colpe sono delle classi dirigenti locali, ignorando il quadro politico nazionale, la situazione dei bilanci dei comuni, la dotazione di infrastrutture. Sicuramente, il quadro è molto più vario e la cosa veramente importante non è dire che la classi dirigenti meridionali fanno schifo, come dicono da più parti nel mondo politico e tra gli opinionisti, ma riconoscere che nel Mezzogiorno ci sono amministrazioni buone ed altre molto cattive. Il punto è quindi capire perché alcune amministrazioni sono efficienti, virtuose, ed altre no. twitter: @profgviesti

venerdì 8 febbraio 2013

Vecchio Ulivo del Cimitero di Cassano !!

Non so come poterti aiutare dal rischio di finire cenere come noi umani vecchio ulivo del Cimitero ! Come il traghettatore dell’aldilà te ne stai maestoso da secoli a sentinella dell’ultima porta che separa il caos dall’ordine assoluto ! Tu, esempio di eternità terrena, testimone della storia del mio amato paese, chissà quanto hai sofferto nel vedere e sentire quanti , attratti dalla tua maestosità, affranti e disperati si sono seduti alla tua ombra nelle strazianti giornate arse dal sole! E nella solitudine del proprio dolore, chiedere al cielo una spiegazione per la perdita di figli, genitori, fratelli , sorelle e amici più cari. Chissà di quante lacrime sei stato testimone, tante da soddisfare la sete delle tue radici ! Chissà quante volte avresti voluto confortarci dal senso di impotenza che assale noi, condannati da noi stessi alla vita caotica, tanta da non essere più sicuri di saper affrontare e risolvere i tanti problemi irrisolti che affliggono noi comuni mortali ,fin dai tempi del tuo primo germoglio e ancora prima ! Piangiamo chi hai traghettato nell’oblio e piangiamo i nostri figli costretti lontano dalla nostra terra, lontano dalla propria storia, una morte non morte ! Sono sicuro che tu amico mio hai percepito questi sentimenti più di quanto ne può percepire l'essere umano ! Costretto dalla immobilità delle radici, chissà quante volte hai invocato e sperato nel fuoco liberatore !Vorrei che la calda luce del tuo olio potesse illuminare le nostre coscienze accecate dalle tenebre Quando ciò si realizzerà, caro vecchio antico ulivo del Cimitero, anche tu sarai diventato cenere ma a differenza di noi vivrai in eterno nella memoria della nostra amata terra !! Ex tenebris ad lucem ! Remigio Raimondi

PAUSI LYPON