mercoledì 16 giugno 2010

Per il Sud un solo articolo !!


di Lino Patruno

Il Sud ci sta facendo diventare tutti come la Grecia. C’è sempre qualche scemino che fra le lacrime e sangue di questi giorni ritira fuori inviperito il motivetto. È come un caffè durante la giornata: va sempre bene. Si trova un colpevole di tutto, si fa una sparata e ci si ricompone rassicurati sulla propria virtù. Il Sud che spreca. Il Sud che evade le tasse. Il Sud della criminalità. Il Sud della Salerno-Reggio Calabria, un’altra estate d’inferno: ignorando che le imprese che vi lavorano sono tutte settentrionali, con briciole di subappalti ai meridionali. E che più ci stanno, più ci guadagnano. I furbetti dell’autostrada.
Ma di questo Sud non se ne può più. I dipendenti pubblici, per esempio. Perché in una Asl lombarda ce ne sono tot e in Calabria il triplo? Perché così si supplisce all’altro lavoro che non c’è. Diciamo un ammortizzatore sociale.E come, a spese dello Stato? Certo, se lo Stato non preferisce la rivolta di piazza. E visto che non ha mai fatto granché perché il lavoro ci fosse. Ma come, con tutti i soldi che ha speso? Sì, ma non per creare lavoro, ma per creare consumatori. Indovinate di cosa? Dei prodotti del Nord. Soldi che hanno preso la solita via del ritorno verso chi ora fa la morale. Anzi a chi ora dice che c’è un «sacco del Nord», 50 miliardi che ogni anno passano dal Nord nella voragine del Sud. E certo, è il Sud che deve lamentarsene, se ancora oggi è lasciato in questa condizione. Tanto poi, tra soliti prodotti venduti al Sud, appalti, grandi lavori, tasse pagate al Nord pur lavorando al Sud, se li riprendono con gli interessi, quindi gli conviene. Altro che sacco.
Sì, ma non si capisce perché una garza debba costare 5 al Nord e 10 al Sud. Bah, se è una truffa, c’è la legge, se non ti salva sempre un indulto o una prescrizione e non ti fai dieci anni neanche se hai strozzato la nonna. Ma se non è una truffa, se c’è minore efficienza in tutto al Sud può capitare che ci siano costi maggiori, altrimenti che inefficienza sarebbe. E se c’è minore efficienza, non dipende dai meridionali che hanno un cranio da briganti e sono più tufagni a furia di farsela con i loro vicini africani, come Lombroso e compagni pontificano. Dipende dal fatto che l’efficienza è figlia dell’organizzazione. E che l’organizzazione è figlia dei servizi pubblici a disposizione. E che se questi servizi pubblici (mettiamo trasporti, comunicazioni, banche, pubblica amministrazione) fossero al Sud dello stesso livello del Nord, anche la garza non costerebbe di più. Perché la garza è il risultato di un percorso che non parte dalla garza.
Va bene, ma allora la scuola, incalza lo scemino. I ragazzi meridionali sono un anno e mezzo indietro rispetto a quelli del Nord. E gli ultimi posti nelle classifiche di profitto: non è una questione di cranio? No, carino, perché anche la scuola è figlia di tante mamme. Se il reddito del Sud è del 30 per cento meno di quello del Nord, è possibile che i ragazzi del Sud non abbiano famiglie in grado di aiutarli a fare i compiti, né libri in casa, né biblioteche, né laboratori, non possano consentirsi ripetizioni, non abbiano scuole confortevoli.
E anche se volessimo prendercela con i benedetti professori, sono gli stessi che quando vanno al Nord, che ne è pieno, fanno faville formando quei ragazzi del Nord che sembrano fenomeni ma sono soltanto più attrezzati e fortunati. Fino al punto, come nel Nordest, di fregarsene della scuola, meglio andare subito a fare soldi mentre da noi devono fare i ragazzi del bar e studiare pure morti di sonno.
Per tutti gli scemini che parlano di Sud parassita alle spalle del Nord, ci vorrebbe una volta per tutta un’indagine che non c’è: quanti denari nei 150 anni di unità d’Italia sono saliti (o risaliti) dal Sud al Nord. Per capire che un Sud così farebbe comodo a chiunque non fosse interessato a una giustizia sociale ma a un utile squilibrio. E che ha fatto comodo a chi ha sempre scelto (purtroppo con la complicità dei politici, e non solo, del Sud) che crescesse il Nord portandosi dietro il Sud, da bacchettare però caso mai venisse fuori la verità.
Insomma un Sud così conviene. Anche, occorre dirlo, a troppo Sud. Fino all’improntitudine di una Lega Nord che, pur sapendo tutto ciò, dice di volersi tenere i suoi soldi, ma non fino al punto di perdere il Sud come consumatore e riserva di caccia per le sue imprese. Un perfezionamento del sistema di sfruttamento.
Il Sud è ovviamente rovinato anche dai suoi collaborazionisti, dalla politica più interessata a gestire soldi in arrivo che al futuro dei suoi ragazzi. Così è andata avanti finora. Perché se si volesse cambiare basterebbe una sola legge con un solo articolo: «Da oggi il governo si occupa del problema del Sud come unico sistema per far crescere tutto il Paese». Siccome non si fa, crescono collaborazionisti e scemini. Accusando addirittura il Sud di far diventare tutti Grecia. Facce di bronzo.


Fonte:Gazzetta del Mezzogiorno

lunedì 7 giugno 2010

Le Province restano ? Paghi la Lega !!


di Eugenio Mazzarella da il Corriere del Mezzogiorno -



Caro direttore, nell’editoriale di sabato scorso sul Corriere della Sera Angelo Panebianco ha sviluppato considerazioni importanti sull’attuazione del federalismo fiscale, partendo dall’assunto che la sua finalità dichiarata — contenere e razionalizzare la spesa pubblica, ridurre il ruolo dell’intermediazione statale, eliminare gli sprechi — è cosa necessaria, ma che rischia di restare scritta nel libro dei sogni, se anche la Lega, non ha intenzione di rinunciare a nessuno degli strumenti locali di intermediazione politica, leggi le Province.
La reboante minaccia di guerra civile di Bossi se gli toccano la Provincia di Bergamo è sintomatica, e racconta di una pericolosa simmetria, nell’attaccamento alle ragioni dell’intermediazione politica in eccesso sul territorio, con il notabilato politico meridionale, certo ben più scadente nelle performance amministrative. La spesa di questa intermediazione politica territoriale è evidentemente superflua dappertutto, e serve sostanzialmente per il sostentamento del «clero» politico al Nord come al Sud, portando al doppio i costi della politica in Italia rispetto alle medie europee. Certo, la maggiore efficienza dell’eccesso di intermediazione politica territoriale al Nord rende meno inviso sui territori il sovracosto politico che comunque rappresenta, soprattutto se comparato all’inefficienza amministrativa media meridionale. Ma in punta di diritto, di etica dell’amministrazione e di buona politica, in una fase economica così difficile i costi politici inutili andrebbero tagliati dappertutto. Le cose nell’analisi di Panebianco sono aggravate dal fatto che l’intermediazione politica al Sud è un importante bacino elettorale del centrodestra, cioè della maggioranza di governo che tiene la Lega al centro della politica italiana.

Morale della favola: l’abbattimento strutturale dei costi della politica, che solo renderebbe sostenibile ed efficiente il federalismo fiscale, non si può fare perché i «virtuosi» leghisti non lo vogliono al Nord e al Sud si rischia di far venire meno il network di maggioranza che pone la Lega al centro degli equilibri di governo. Un bel busillis, che ha davanti a sé tre possibilità, che Panebianco elenca. O il federalismo non si fa perché a causa della crisi non ne sono sopportabili i costi di avvio, in assenza di tagli sostanziali alla politica che nessuno vuole. Oppure si fa un falso federalismo, della serie tutto cambi perché niente cambi, e dove nessuno perde niente per adesso, ma che in realtà continua a scaricare la bolletta dei costi sulle generazioni future (la soluzione peggiore), o peggio ancora — aggiungiamo noi — un federalismo da abbandono, in sostanza lasciar marcire ed aggravare il divario Nord-Sud. Terza possibilità: si fa davvero il federalismo fiscale e per finanziarlo si tagliano i sovracosti della politica, ma così rischiano di saltare gli stessi equilibri politici che danno la maggioranza in sede nazionale alla richiesta federalista della Lega. A questo punto Panebianco avanza una quarta possibilità: si ricorre a soluzioni istituzionali diverse a seconda dei territori: federalismo al Nord, controllo centralizzato sulla spesa al Sud; per Panebianco la ricetta migliore, se non fosse politicamente impraticabile.

Una impraticabilità simile avevamo proposto qualche settimana addietro sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno, sostenendo provocatoriamente persino l’ipotesi di una sola macroregione meridionale, con Province azzerate, e spesa centralizzata, che avrebbe potuto darci un vantaggio competitivo sulle regioni del Paese che avessero tenuto attivi (a spese loro!) i sovracosti politici locali a cominciare dalle Province, reinvestendo al Sud in sviluppo, sicurezza e legalità, tutti i risparmi di spesa ivi realizzati in sede di intermediazione politica in eccesso. Insomma, se la Provincia di Bergamo la vogliono se la paghino i bergamaschi con un’addizionale specifica, magari gli passa la voglia! Vuoi vedere che il politicamente impraticabile, se minacciato, apre la strada a un federalismo seriamente attuato, senza costi aggiuntivi della politica al Nord come al Sud?