giovedì 26 febbraio 2009

Il Fisco all’attacco dei cittadini

E’ una vera e propria azione di terrore nei confronti dei cittadini italiani, quella messa in atto dal Governo, qualcosa che mette i brividi anche a chi non ha mai avuto a che fare con il fisco.
E’ sufficiente avere un debito di 5 mila euro o poco più nei confronti del fisco che un cittadino italiano, privato o titolare di un’impresa, si vedrà espropriato il proprio immobile, senza preventiva iscrizione di ipoteca.
La notizia appresa da una agenzia ANSA del 3 febbraio poco prima delle 16,00, mette in allarme le Associazioni dei Consumatori, in particolare il Codacons che denuncia come, in un articolo del famigerato Decreto Anticrisi (l'art. 32), si riduce infatti da 8 mila a 5 mila euro il limite di importo al di sotto del quale l'agente di riscossione non può procedere all'espropriazione immobiliare, "consentendo di avviare direttamente l'espropriazione (senza preventiva iscrizione di ipoteca) anche quando il credito da riscuotere non supera il 5% del valore dell’immobile.
Il fenomeno poi assume contorni drammatici se si pensa a quante, cosiddette cartelle pazze, sono state notificate in questo periodo, per cui ignari cittadini, possono trovarsi con il proprio appartamento, magari acquistato con grandi sacrifici e mutui salati, espropriato per debiti inesistenti o sbagliati.

Ecco come i maghi dell’economia italiana che governano il paese hanno pensato di risolvere questa congiuntura economica globale che ormai incombe sull’economia mondiale ed italiana provocata dai loro sconsiderati amici banchieri ai danni, neanche a dirlo, dei soliti ed incolpevoli cittadini fiduciosi dei loro stessi carnefici.

Non c’è che dire una soluzione davvero encomiabile quella di togliere il sonno alla povera gente che per un motivo o un altro non riesce a fronteggiare un debito maturato con il fisco.

Non c’è assolutamente proporzione tra il valore di un immobile ed un debito di 5 mila euro cifra oltre il quale i concessionari, addetti alla riscossione possono espropriare l’immobile. E’ un’estorsione un furto degno della peggiore organizzazione criminale quello che potranno da oggi mettere in atto gli agenti di riscossione grazie ad un articolo del decreto anticrisi approvato dal Governo.

Non ci resta che auspicare che non diventi mai legge grazie all’intervento del Capo dello Stato, ma anche qui….

04-02-2009 ni.ca.

lunedì 23 febbraio 2009

mercoledì 18 febbraio 2009

Di Antonio Ciano
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La crisi della partitocrazia e del capitalismo becero e senza regole sta crollando pezzo dopo pezzo. Dopo gli Abruzzi è toccato alla Sardegna.


Più la crisi avanza, più il Partito del Nord cresce. La gente non va a votare e si canta vittoria, comunque.
Il popolo ormai è stato annullato, come annullate sono state le volontà cerebrali dei meridionali. Il voto è condizionato dalle tv di regime, le vere vincitrici delle elezioni sono le emittenti del boss mediatico per eccellenza, e finchè questo stato di cose rimane, Berlusconi arriverà all’80 per cento dei consensi. La verità è che in Italia vi sono due partiti, il PDL e il PD, insieme arrivano al 53 per cento in Abruzzo e ad una percentuale di poco più alta in Sardegna. Entrambi i partiti difendono gli interessi Tosco-padani.
Il Pdl difende a spada tratta gli interessi del suo capo, ossia le televisioni Mediaset, Madionalum, e tutto ciò che ruota attorno al l gruppo milanese, come difende gli interessi degli industriali padani, delle banche padane continuamente finanziate dai fondi che avrebbero dovuto essere una boccata d’ossigeno per le infrastrutture meridionali. Il PD difende gli interessi toscani e romagnoli ( coop, Unipol, Conad, Todis, Monte dei paschi di Siena, ecc ecc.).
Sono due partiti, con la Lega e An, Rifondazione, La Destra che ruotano attorno a quegli interessi.
Manca all’appello il Partito del Sud e per partito del Sud non intendiamo solo il nostro, intendiamo la costellazione dei vari movimenti meridionali che, da sempre, non sono capaci di coagularsi. Perchè?
Perchè il Sud non riesce a lanciare i suoi strali su chi ha determinato la morte economica e politica del Mezzogiorno d’Italia?
Una volta la Sardegna era un’isola ubertosa, fertile, le sue sorgenti erano copiose e l’acqua scendeva a valle per irrigare i campi. Qualcuno è salito in cima alla montagna dove nasceva la sorgente, deviò la vena d’acqua che, anno dopo anno, si assottigliava sempre più. Ogni contadino pensava a fottere l’acqua al vicino. L’acqua non arrivo pù ai loro campi. Tutti si chedevano chi fosse stato a deviare la vena d’acqua,ma anzichè andare sulla montagna, a scovare il vero criminale, litigavano fra loro. Si accusavano l’un laltro, ma l’acqua continuava a mancare, il criminale continua, ancora oggi, ad ingrassare.

In questi giorni Gaeta è stata protagonista di eventi che toccano il cuore di ogni meridionale,l’amministrazione non si è accodata al codazzo disempre, ha pensato diversamente, ha pensato di istituzionalizzare ciò che altri, mai si son sognati di fare: la memoria del Sud, che sarà celebrata ogni 13 di febbraio da parte del comune. Questo discorso non è piaciuto ai finti borbonici, ai finti meridionalisti. Il convegno borbonico è stato un flop,i ristoratori si sono lamentati, si canta la solita messa di ogni anno.
C’è chi pensa al proprio partito, chi al proprio ristorante da riempire a 120 euro a cranio, c’è chi pensa alla propria tasca. Legittimamente.
I veri briganti si sono appartati, hanno pagato 18 euro a cranio, e non sono andati nemmeno al convegno, tanto , lì si son dette le cose di sempre.
I Briganti hanno parlato per 5 ore.
Come risollevare le sorti del Sud? Come ? Quale la strategia? Quale il punto di arrivo? Vogliamo anche noi del Sud poter parlare alla gente? Come fare?
Il boss della PDL ha tre portaerei, noi non abbiamo nemmeno un canotto, e continuiamo ad azzuffarci, si salvi chi può!
Noi litighiamo per salvarci dalla tempesta televisiva, il canotto va a fondo con una “margiata”, le portaerei tuonano, sparano cannonate più potenti di quelle di Cialdini.
Sapete chi è il nemico del Sud?
La giunta comunale di Gaeta, quella che ha osato denunciare in consiglio comunale le malefatte del Risorgimento, quella che sta tentando di denunciare i Savoia, quella che ha dato dignità ad una bandiera issata sulla porta Carlo III dal primo cittadino della città, mentre i finti borbonici si stavano sgozzando nelle trattorie di regime di Gaeta facendo issare la nostra bandiera da vecchi giacobini, oggi pentiti.
Ciò ci fa piacere, e quando il primo cittadino di Gaeta si permette di dire che “secondo alcuni storici i borbone erano avari” perchè avevano arricchito le casse del Nord, viene redarguito dagli scribacchini del luogo.
“Raimondi dice basta con il passato Borbonico” questo il titolo di un giornale di Feccia Italia, liberale e massonico, messo in bella mostra dalla stampa mediatica, ormai anch’essa di regime.
Continuate così, andremo tutti lontani, forse all’inferno.
Un sindaco che fa del 13 febbraio giorno della memoria del Sud, che issa la bandiera delle due Sicilie sul più alto pennone della piazza è un traditore, è come gli altri.
I Gaetani stavano in piazza con Raimondi,qualcuno stava in cima al monte a tagliare la vena che doveva portare l’acqua a valle per irrigare le coscienze aride,assopite.
Ciano era in piazza con il suo sindaco,con i gaetani che applaudivano, piangeva vedendo quella bandiera issata dopo 148 anni dal primo cittadino di Gaeta dando dignità ai Borbone, ai briganti che combatterono per il Sud.
L’amministrazione di Gaeta, come mai era successo, ha dato dignità al Sud, lo ha dimostrato il 14 febbraio del 2008, il 6 dicembre del 2008 ed il 13 febbraio del 2009.
A qualcuno dei presenti sulla montagna ciò ha dato fastidio.
L’acqua sta sgorgando di nuovo, sta irrigando quella che una volta era una valle ubertosa. Il progetto Avir sta per prendere il largo, e così il Pua, e così i Beni Demaniali che i piemontesi ci hanno fottuto.
Qualche montanaro si è indignato per questo. Avevano deviato la vena d’acqua assieme alla destra e alla sinistra, volevano ingozzarsi affamando i gaetani e si sono incazzati. La stampa di regime ha fatto il resto.

Fonte:ReteSud

martedì 17 febbraio 2009

lunedì 16 febbraio 2009


Ma, per ora, non è un partito
Chi si aspettava l'annuncio di liste e apparentamenti per le prossime tornate elettorali, è andato deluso. Così come chi si aspettava l'uscita ufficiale e scissionista da Alleanza nazionale: "Io ho la tessera di Aenne in tasca e non sono io che lascio Aenne ma è Aenne che va via dai suoi iscritti".
Sono venuti a sentirla Emiliano (che le ha dato il benvenuto sul palco) e Enzo Divella (forse in cerca di ispirazione per una campagna elettorale un po' grigia e anonima vista anche l'inconsistenza fittiana del suo avversario Francesco Schittulli) e molti dei soliti noti del "fammi essere presente, non si sa mai" come l'UDC e l'MPA (il movimento autonomista di Raffaele Lombardo in Sicilia).
La maggior parte del pubblico veniva in pullmann dal Salento e i baresi, pochi e abbastanza mimetizzati, forse non si sentono ancora pronti al grande salto con Adriana. Nota simpaticamente polemica: la senatrice aveva preparato delle mascherine nere per coloro che desiderassero ascoltare senza farsi riconoscere. I vertici di Forza Italia e di quel che resta di Aenne avevano infatti proibito esplicitamente agli aderenti di farsi vedere al Kursaal. Ma è stata una raccomandazione inutile: il ciclone Adriana ha sfondato porte e finestre e pur senza mai nominarlo, Fitto è stato strapazzato a dovere così come i vertici romani e pugliesi di un partito che davvero non è riuscito a resistere alla fusione a freddo nella gelida e qualunquistica melassa berlusconiana.
Adriana, insomma, torna con le parole e la passione della politica. Afferma e rivendica un Sud che non ne può più di lasciarsi martirizzare ma ne fa volano per una rinnovata unità territoriale della Nazione. Mostra e dimostra di avere a cuore la Costituzione più di qualsiasi altro leader del Centro destra, a cominciare da un Berlusconi ormai al tramonto, capace di dirsi preoccupato di fronte alla crisi che sta per travolgerlo, abile solo nelle barzellette e nelle battute, lontanissimo dal Paese.
Lei, da destra, al Paese e al Sud è invece molto vicina.

domenica 15 febbraio 2009

La pioggia degli scorsi giorni ha portato danni e distruzione sull'intero territorio della Regione Calabria. Già si ode l'eco dei rimproveri, delle indagini, delle inchieste e dei rimpalli di responsabilità.“Eventi eccezionali, colpa dell'incuria umana, lassismo della Pubblica Amministrazione”, da un lato. “Colpa della precedente amministrazione, è giunta l'ora di cambiare, promettiamo di mettere mano alla situazione non appena arriveranno altri soldi dal Governo centrale”, dall'altro. In mezzo il cittadino calabrese, in preda ai disagi, alla viabilità impazzita, al rischio di percorrenza di strade impraticabili. Di chi è la colpa. Semplice, la colpa è sempre di qualcun altro.
La colpa è della politica, sempre più autoreferenziale, sempre più algida e distaccata dalle cose terrene del comune sentire. La colpa è dei politici. Facile, utile e pratico. Già perché dare la colpa alla classe politica attuale è un po' come sparare alla Croce Rossa. Si centra sempre il bersaglio ma non si ferisce nessuno! Anche i politici sono d'accordo nel riconoscere le colpe della politica. Peccato che siano sempre le colpe di qualcun altro. La responsabilità, infatti, è sempre di coloro che ci hanno preceduto, il cui atteggiamento e condotta hanno reso la dimensione dello stato attuale delle cose incolmabile ed irreparabile.
Eppure, chi si presenta al pubblico giudizio elettorale, dichiara sempre di poter fare meglio del predecessore. Egli si presenta al voto proprio in ragione dello sfacelo lasciato dalla precedente amministrazione, promettendo in tempi brevi di portare una “ventata di cambiamento”. Il fatto stesso di non riuscire a porre rimedio ai danni compiuti in passato sarebbe indice di inettitudine e di inadempimento della promessa elettorale. Ma in Italia, ed in Calabria in particolare, nessuno ci fa mai caso. Propongo, allora, di mettere d'accordo vecchie e nuove amministrazioni e di farla finita con questo sterile dibattito autoreferenziale. Propongo di affibbiare la colpa, tutta la colpa, alle amministrazioni future, quelle che verranno. D'ora innanzi la classe politica potrà smettere di combattersi da opposti schieramenti fittizi e potrà individuare nel futuro scenario politico il vero motivo del disastro attuale.
“Si provino Loro a mettere una pezza sullo schifo che abbiamo ereditato e che non siamo riusciti a sbrogliare...”, ecco una dichiarazione sensata!!! La verità, a mio parere, sta da tutta altra parte.
È troppo facile prendersela con la classe politica che se la prende con se stessa. Il cane si morde la coda. È troppo facile parlare di stato con la s minuscola quasi a significare che sia altro da noi.
È troppo facile. La responsabilità dello stato attuale della viabilità calabrese è, infatti, della pioggia. La pioggia lava via ipocrisie e falsi concetti. La pioggia lascia solo fango, ed il fango ci avvolge tutti. Senza distinzione. Tutti. La deficienza del sentimento sociale è uno dei fattori principali di perdita di collante di una realtà regionale prossima alla regressione allo stato tribale.
Nessuno di noi si comporta, si muove, respira, agisce come se fosse parte, come se si sentisse parte di un contesto collettivo e comune. Si agisce per interessi individuali, di gruppo, di clan. Proprio in tema di clan, c'è un dettaglio importante che è sfuggito all'attenzione della stampa e dei reporter che hanno invaso la Procura di Catanzaro in occasione dei recenti fatti legati alle indagini del PM De Magistris. Le inchieste “Why not” e “Poseidone” ci hanno dimostrato come la “cupola” che controlla il flusso monetario in Calabria non sia formata da rudi e grezzi boss mafiosi vecchio stampo. Politici, imprenditori e magistrati sono la vera forza trainante del malaffare calabrese. La mafia non esiste, è solo una loro invenzione per giustificare le mancanze ed i ritardi di questa terra. Eppure, nessuno lo dice. La colpa è sempre di qualcun altro. Il clan allargato del malaffare, dunque, è il clan dominante nella struttura tribale calabra. Esso è portatore di interessi propri ed è capace di farsi carico degli interessi dei singoli cittadini questuanti che vengono ad elemosinare il “posto pubblico” per sistemare i propri figli. Diciamo la verità. Ciascuno di noi ha sognato, almeno una volta nella vita, il posto fisso in organico regionale, provinciale, comunale, rionale, circoscrizionale, palazzinaro, etc... L'immaginario collettivo vuole questi lavori improntati ad assenza di responsabilità proprie, stipendio fisso mensile garantito, orario flessibile (nel senso che si lavora quando se ne ha voglia), diritti sindacali di pausa caffé più volte al giorno, ore mattutine dedicate alla lettura del giornale. Una pacchia. Per questo, da buoni cittadini aspiranti anelanti il clan politico-affaristico dominante, ci rivolgiamo speranzosi al ras politicante rionale affinché interceda presso il caporione di zona affinché si rivolga all'attendente del portaborse del tale dirigente o segretario politico per ottenere il tanto agognato posto di lavoro. Ovviamente, i buoni politici non possono far altro che soddisfare queste istanze minute che arrivano dal popolino di cui assumono il ruolo di custode e tutore.
Per questo, Essi trascorrono buona parte del loro tempo ad inventarsi nuovi posti di lavoro, nuove collocazioni, nuove poltrone inutili e ridondanti, dove collocare amici, parenti, parenti di amici o amici di parenti o amici di amici o parenti di parenti.
Questo sforzo di fantasia creativa ha un costo. Il tempo dedicatogli toglie spazio ad altre decisioni meno importanti quali, appunto, quelle relative alla gestione del territorio e della viabilità.
Ma non è solo una questione di tempo, è anche una questione di spendibilità di risorse. I finanziamenti di stato devono essere dirottati alla soddisfazione delle esigenze politico-elettorali.
Quello che avanza, se qualcosa avanza, potrà essere devoluto ad attività minori e meno rilevanti come le politiche ambientali e del territorio. Tanto la Calabria è bella, una perla tra i mari, di cosa c'è bisogno? Di lavoro, appunto.
Ben venga, dunque, il fango, ben venga la pioggia. Altri soldi saranno richiesti, altri finanziamenti potranno essere dirottati alla creazione di altre finte occasioni. Altri cittadini questuanti potranno essere allettati con promesse e miraggi. Altre elezioni potranno consumarsi su queste promesse. Spero che il fango ci avvolga tutti, ci renda incapaci di muoverci, ci trascini nell'umido della terra
che abbiamo stuprato e violentato. Spero che, presto, ogni singolo calabrese, impantanato ed immobile, sia costretto a guardare negli occhi il suo prossimo, chi gli sta vicino, per leggere nella sua espressione la stessa rassegnata domanda: ma che diavolo stiamo facendo? Per quanto tempo continueremo a delegare ad altri la responsabilità del nostro futuro?
Prima di ciò, occorre che il calabrese recuperi il sentimento sociale, che si riappropri del pronome personale “noi” al posto del singolare “io” e che per “noi” si voglia intendere anche chi sta fuori dalla cerchia immediata degli interessi di parte. Ma per questo, occorrerà ancora tanta pioggia e tanto, tanto fango.

Nuccio Cantelmi

venerdì 13 febbraio 2009

sabato 7 febbraio 2009

VERSO IL PARTITO DEL SUD
ON LINE IL SITO WWW.COSTITUENTEMERIDIONALISTA.IT

Cari amici,
sul nuovo sito la bozza del Manifesto-Carta dei Valori che potete arricchire ed integrare con suggerimenti, proposte, emendamenti e contributi.
Chiunque la sottoscriverà sarà protagonista all’assemblea costituente che terremo entro il mese di marzo, probabilmente il 15. Nei prossimi giorni, su questo sito, troverete indicazioni del luogo, della data definitiva, dell’organizzazione dei lavori e della logistica dell’evento.
E’ tempo che il nostro grande popolo si rimetta in piedi e in cammino. A testa alta.
Facciamo partire un tam-tam tra noi. Contattiamo e coinvolgiamo associazioni, amici, conoscenti. Nella nostra città, nella regione, in Italia, nel mondo. Diciamo loro che è tempo di riprenderci e salvare la Terra dei nostri padri e il nostro futuro.
Grazie per quanto farete.

Beniamino Donnici