lunedì 27 dicembre 2010

Natale! Il ritorno della "meglio gioventù"


di LINO PATRUNO

Natale è il tempo del ritorno dei ragazzi. O quello, col poeta Montale, . I ragazzi sono i figli andati a lavorare fuori, quella che ha dovuto lasciare un Sud con la partenza nel destino. Non è stato sempre così, perché di qui non andava via nessuno, anzi ci venivano. Era prima dell’unità d’Italia, paradiso o inferno che fosse allora questa terra che un giorno tornerà bellissima.

Dell’unità si è parlato, si parla e si riparlerà per i 150 anni. Ma il lavoro che non c’è continua a pesare come una ferita nel gran bel Paese in cui un giovane su tre al Sud non ce l’ha. In cui il 10% della popolazione detiene il 45% di tutta la ricchezza, roba da repubblica delle banane. E in cui i fratelli d’Italia sono piuttosto fratellastri, se quello settentrionale ha un reddito del 40% in più di quello meridionale. Per completare l’incredibile Ingiustizia italiana.

Un tempo si chiamavano emigranti, da quando prendevano i piroscafi per a quando con le valigie di cartone sono stati inghiottiti dai treni per le nebbie. Venti milioni sono stati da fine Ottocento a metà Novecento. Non c’era famiglia che non ne avesse. E ancora oggi molti nostri paesi sono spopolati, ci sono rimasti i vecchi e i bambini. E quelli che sono rientrati a godere della fatica fatta parlano una lingua strana e aprono il negozio di alimentari, piccolo segno di benessere. La loro epopea non è stata mai raccontata come merita, non hanno avuto giustizia neanche con la memoria. Una storia di vinti anche questa.

Ora è l’era di Internet. E i nostri ragazzi nascono col trolley alla mano e il viaggio nel sangue. Vanno e vengono. Conoscono le lingue, prenotano . E preistoria sono i loro bisnonni che spesso non erano mai stati fuori dal loro villaggio, non avevano mai visto una città e il mare. E quando i motori del bastimento cominciavano ad ansimare, era come se una piccola morte scendesse su di loro: più della metà non sarebbero mai più rientrati.

Ma dalle Americhe salvarono l’Italia. Le loro rimesse, i soldi che mandavano a casa, fecero schizzare il valore della lira di carta al di sopra di quella d’oro, mai più avvenuto. Questo non preservò da una feroce tassazione quei denari della fatica e del dolore. E c’è qualche storico nordista odierno che continua a scriverne come traditori e furbi: per stare meglio, dicono, fecero stare peggio gli altri. Ovviamente una infamia, in un’Italia disunita che li costrinse ad andarsene. Ed erano i più forti e capaci, ciò che fece pagare al Sud anche questo impoverimento.

Si è calcolato che le loro rimesse siano state cinquanta volte più alte di tutta la spesa della Cassa per il Mezzogiorno. E anche ora è così, il Sud perde un patrimonio immenso, proprio quello che gli servirebbe per dare qualità ai suoi sforzi di sviluppo. Hanno tutti un titolo di studio, in gran parte laureati, vanno via i cervelli mentre prima andavano via le braccia. E anche se sono più randagi che legati al filo d’erba, gente di mondo, è uno scandalo anzitutto umanitario e poi economico che siano costretti a farlo. Come una fatalità.

Anche ora non è vano ripetere un calcolo che li riguarda. Ne vanno via 50 mila all’anno. E per capire ciò che il Sud regala, basta partire dalla spesa sostenuta dalle famiglie e dalle università meridionali per formarli: fra i 50 mila e i 100 mila euro ciascuno. Senza contare che chi va a lavorare altrove, deve cambiare residenza, spendendo e pagando anche le tasse lì. Il Sud si sacrifica per loro, altri ne beneficiano graziosamente. Anzi chiamandoli pure terroni.

Quando buona parte dell’attuale lavoro del mondo si farà via Internet, allora forse non partiranno più. Perché allora quei cervelli ora pendolari potranno rimanere a casa. Varrà più il loro talento davanti a una tastiera ovunque sia, che un territorio attrezzato per la produzione: proprio quel territorio non competitivo che ora li manda a cercare altrove. Ma nel frattempo una generazione avrà pagato ancòra un prezzo, una generazione di passaggio dal fisso al mobile e non solo telefonicamente. La generazione della precarietà spacciata per flessibilità. La generazione che non può prendere famiglia e casa perché nessuno sa dopo sei mesi di contratto cosa succede.

Ma anche le feste sono cambiate, quei ragazzi staranno un po’ in famiglia ma poi via con gli amici prima di riempire di nuovo il trolley con i jeans dei giramondo e la frittata della mamma. Forse poco a poco perderanno il richiamo della propria terra, diventeranno altro anche da sé e dai loro desideri di un tempo. E ricorderanno il luogo dal quale sono andati via come quello dei curriculum e dell’attesa di una chiamata. Così il Sud sarà sempre meno speranza dei giovani e sempre più delusione dei vecchi. Sarà un addio e un silenzio.
www.linopatruno.com

Fonte:La Gazzetta del Mezzogiorno del 24/12/2010

giovedì 23 dicembre 2010

Consegnato il progetto definitivo del Ponte di Messina

21 dic 10 La Società Stretto di Messina ha ricevuto dal Contraente generale Eurolink il progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina e degli oltre 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari. Si tratta di oltre 8.000 elaborati progettuali che confermano tutte le impostazioni tecniche ed i costi di costruzione del progetto preliminare redatto dalla Stretto di Messina ed approvato nel 2003 dal Cipe. Il progetto definitivo comprende inoltre le importanti opere deliberate dai Comuni interessati dalla costruzione del ponte, come ad esempio il sistema di fermate ferroviarie intermedie tra Reggio e Messina che consente la concreta attuazione di una moderna rete di trasporti metropolitani dello Stretto, rappresentando un ulteriore valore aggiunto per il Territorio. Il Progetto definitivo accoglie altresì, ai fini anche della sicurezza antisismica delle opere a terra, la nuova normativa del Testo unico delle costruzioni, intervenuta successivamente alla progettazione preliminare. Le prossime tappe, scandite dalla Legge obiettivo, prevedono l’approvazione del progetto definitivo da parte della Stretto di Messina e l’avvio dell’istruttoria da parte del Ministero delle Infrastrutture che si concluderà con l’approvazione da parte del Cipe. “La consegna del progetto definitivo del ponte sullo stretto di Messina, avvenuta nel pieno rispetto dei tempi previsti - ha dichiarato il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli -, segna una tappa fondamentale per la realizzazione dell’opera. La puntualità con cui il progetto è stato definito dimostra la chiara volontà del Governo che ha ritenuto, sin dal suo insediamento, il ponte un opera prioritaria per il Mezzogiorno, per l’Italia e l’Europa, essendo esso un tassello del corridoio Berlino-Palermo. Avremo modo di presentare all’opinione pubblica il progetto che rappresenta un vanto per l’ingegneria e la tecnologia italiane”. “Il progetto definitivo è stato consegnato nei tempi previsti - ha dichiarato l’Amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci -. Tutto il processo è stato seguito e coordinato con grande attenzione dalla struttura tecnica della Società. La conferma delle impostazioni di ordine tecnico ed economico, al netto delle nuove opere e della adozione della recente normativa sulle costruzioni, rappresenta un ulteriore grande risultato e testimonia l’elevato livello della progettazione preliminare svolta dalla Stretto di Messina”. Oltre ai lavori avviati a dicembre del 2009 per la variante di Cannitello, la prima opera propedeutica del ponte a Villa San Giovanni, la progettazione definitiva ha consentito di attivare importati ricadute economiche, con un valore della produzione per l’anno 2010 pari a 110 milioni di euro immessi direttamente sul mercato. Infatti l’avvio delle attività operative da parte del Contraente generale, del Monitore Ambientale e del Project Management Consultant ha comportato oltre 160 contratti con aziende italiane, molte di queste calabresi e siciliane. Queste aziende sono state impegnate sul territorio nella esecuzione delle indagini topografiche e geognostiche, nonché nelle attività di monitoraggio ante operam e nel relativo controllo dei vari lavori. In particolare, è stata completata l’esecuzione di oltre 200 prove geognostiche per la caratterizzazione dei terreni sui quali sorgeranno le strutture del ponte (torri, blocchi di ancoraggio) nonché tutte le strutture previste per i collegamenti alle infrastrutture esistenti in Sicilia e Calabria. Per il monitoraggio ambientale ante operam è stata completata l’installazione di circa 60 centraline per il controllo dell’aria, la realizzazione di circa 60 pozzi di monitoraggio per le acque sotterranee di profondità superiore ai 10 metri e l’installazione di almeno 150 sonde inclinometriche per il controllo geomorfologico del territorio. Al riguardo è stato attivato un portale Web, condiviso con le Autorità competenti centrali e locali, sul quale sono disponibili i dati rilevati dalle stazioni di misurazione. Si tratta di una iniziativa straordinaria perché il monitoraggio copre un’area di 36 km2, ovvero circa 10 volte superiore a quella interessata dai lavori del ponte. E’ bene sottolineare che si tratta di una estensione volontaria delle aree rispetto a quelle previste per legge. L’effetto ‘ponte laboratorio scientifico’ - ha dichiarato Ciucci - è diventato realtà, infatti il complesso delle attività eseguite per le indagini geotecniche svolte con tecnologie d’avanguardia, per le prove di laboratorio, per il sistema di monitoraggio hanno determinato una crescita del livello tecnico del Paese”.

Da Nuova Cosenza.com

lunedì 20 dicembre 2010

Guido Dorso "La Rivoluzione Meridionale "

“No, il Mezzogiorno non ha bisogno di carità, ma di giustizia; non chiede aiuto, ma libertà. Se il mezzogiorno non distruggerà le cause della sua inferiorità da se stesso, con la sua libera iniziativa e seguendo l’esempio dei suoi figli migliori, tutto sarà inutile… “.

La Storia dimenticata !!

giovedì 16 dicembre 2010

IL FEDERALISMO E' SOTTO I NOSTRI OCCHI !

IL FEDERALISMO è SOTTO I NOSTRI OCCHI, FATE GIRARE. URGENTE (dobbiamo informare TUTTI)
pubblicata da Briganti il giorno giovedì 16 dicembre 2010 alle ore 11.46

In trenta anni, sfruttando il sottosuolo calabrese, sono state versate accise per 750 miliardi alla regione Lazio. La necessità, quindi,che la Società Ionica Gas abbia sede legale a Crotone.



Al largo del mare della città di Crotone, da oramai da trenta anni, l'Eni (attraverso l'Agip sino allo scorso anno) estrae gas metano, immettendolo nella rete nazionale.

Si tratta di un quantitativo considerevole: giornalmente, circa 2.400.000 metri cubi (due, tre anni or sono, invece, la produzione era di ben sei milioni di mc al giorno)

L'Eni, nei mesi scorsi, ha deciso di spezzettare il settore gas in tre società: una per il Nord Italia (appannaggio della Padania, perchè l'on. Bossi conosce perfettamente il meccanismo) una per il Centro ed, infine, una per il Sud, la Newco Ionica Gas , con sede operativa a Crotone (da dove l'Eni la Società Madre "succhia" il metano), ma con sede legale ad Ortona, in Abruzzo. E' veramente un assurdo ciò!

Perchè le sostanziose accise relative al gas metano vanno, così, versate nelle casse della regione Abruzzo, dove si trova ubicata la sede legale della Società.

Anzi, un doppio assurdo. Perchè ad Ortona vi è un'altra sede legale, quella relativa al Centro Italia (vale a dire: la"Adriatica Idrocarburi").

Ecco, dunque, la necessità urgente di pretendere che la Società Ionica Gas debba risultare registrata a Crotone, in modo che, un domani, le accise possano essere versate nelle casse della Regione Calabria.

Sono delle somme non trascurabili che vanno versate nelle casse delle regioni interessate, mese dopo mese, in base ai metri cubi estratti nel corso dell'anno precedente.

In Emilia e Romagna l'accise per il gas metano è di euro 0,0051646 per ogni metro cubo. Secondo calcoli da noi fatti, e considerando che la produzione giornaliera nella sede di Crotone è di due milioni e quattrocentomila metri cubi, la Società Ionica Gas dovrebbe versare all'incirca 4 milioni e mezzo di euro. Ossia, all'incirca 9 miliardi delle vecchie lire.

E poichè per trenta anni l'estrazione giornaliera si è attestata sui sei miloni di mc , quante centinaia e centinaia di miliardi, sfruttando il sottosuolo calabrese, sono state versate alla Regione Lazio, dove ha la sede legale l'Eni?



Ebbene sarebbe ora che le autorità locali e quelle regionali intervenissero, con cortesia ma con decisione, al fine di potere godere tutti noi di simili privilegi

In Lucania, infatti, grazie alle accise versate dalle varie Società petrolifere, ogni cittadino economizza euro ottanta all'anno per quanto riguarda il consumo del gas in seno alla propria famiglia.

Perchè mai, dunque, concedere alla regione Abruzzo ciò che spetterebbe di diritto alla regione Calabria?

Una società del luogo - la Biomasse Italia s.p.a. - proprietaria nella nostra zona di due impianti per la produzione di energia elettrica, partendo dalle biomasse, ha avuto la sensibilità, senza l'intervento di nessuno, di iscrivere la Società nei registri della nostra Regione.

Ma siamo certi che, se invitata e sollecitata, tale sensibilità si riscontrerà anche nella Società Ionica Gas.



Rodolfo Bava

domenica 5 dicembre 2010

NDP niente di Personale “Prove tecniche di ammucchiate”


NDP niente di Personale “Prove tecniche di ammucchiate”
Di Remigio Raimondi (ORGOGLIO MERIDIONALE)


Le grandi ammucchiate contro il Sud,si stanno formando,la storia purtroppo si ripete e ancora una volta possiamo registrare un’altra occasione perduta !
Sono state scritte tante belle parole,tanti buoni propositi,sono nati tanti movimenti meridionalisti così tanti che ho perso il conto! Troppi e inutili. Il potere ancora “divide per imperare”. Molti “neo patrioti” per paura di non essere rieletti col rischio di perdere la poltrona e tutti i privilegi,ed altri che sono perdenti e trombati da sempre si sono inventati un proprio partito del sud per poi andare alla corte dei grandi e offrirgli il deretano. Perché non hanno capito che basterebbe mettersi insieme per affrontare compatti i pericoli che vengono dalla politica nazionale?Pericoli che si stanno addensando da Nord come nubi nere e minacciose? Avrebbero ottenuto lo stesso risultato personale ma soprattutto avrebbero salvato la faccia, credibilità e finalmente avviato un processo di recupero dell’Orgoglio di essere meridionali. .No! Troppo difficile!! E’ molto più facile leccare!! Mala tempora currunt !!
Lascio a voi commentare i propositi che alcuni pseudo movimenti del Sud stanno tramando contro il Popolo Meridionale !!

IO SUD Adriana Poli Bortone “Orgogliosamente terrona” si ma con FLI UDC MPA PDL ..avanti !! tutto fa brodo ! Ma quale Autonomia dai partiti nazionali che hanno distrutto il Sud ? La Puglia in primis !

PARTITO DEL SUD Beppe de Santis,Antonio Ciano “Destra e Sinistra sono solo indicazioni stradali “ BALLE !! Sono solo ex comunisti , niente di male ma allora perché se sono ex continuano a tenere il timone a sinistra ? Perché corteggiano il PD? Cosa ha riferito l’ambasciatore Emiliano al compagno Bersani dopo l’incontro di Palermo ? Beppe de Santis verrà candidato in un collegio sicuro ? Gli auguro il Mugello dove viene eletto anche un manico di scopa !

NOI SUD Iannacone ,Belcastro,Milo,Sardelli Scotti,Gaglione,Parfidia (che bella gioventù ! Dio ci salvi!) Il Mezzogiorno ha bisogno di un riscatto che parta dal basso e renda concreto il tema delle “saldature” sociali, culturali ed economiche. Il Sud deve ritrovare quella sua vocazione territoriale, quel senso di appartenenza e comunità senza il quale sarebbe destinato all’isolamento e alla paralisi. si è liberi perché autonomi, si è autonomi perché vi è libertà.
Per questo affermiamo che il luogo privilegiato di questi concetti è l’alleanza di centro destra nella quale ci riconosciamo e ci ispiriamo! Cioè il PDL.
Bravi ! Non avete capito niente !

FORZA SUD Da tempo siamo abituati ai colpi di scena del politico siciliano pupillo di Berlusconi, Gianfranco Micciche. L’ultima novità è la creazione di un partito nato dagli scissionisti del PDL in Sicilia, Forza Sud, che nel nome ricalca il periodo d’oro del centro destra berlusconiano-. Il neo-partito Forza Sud è la longa manus del cavaliere nel sud Italia ! Ne fa il contraltare della Lega Nord e, di conseguenza, designa Miccichè come il paladino del Mezzogiorno, speculare a Umberto Bossi. Tutto rosa e fiori!!
Se Miccichè avesse capito che Bossi è il capo del partito antiunitario,padano secessionista,egoista e razzista che non perde occasione per offendere la dignità dei meridionali come potrebbe appoggiare il PDL che a sua volta e legato a Bossi da un amore compiacente ,complice beffardo e indissolubile ??,

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IO RESTO IN CALABRIA E' una rivoluzione possibile, se siamo uniti, se la facciamo insieme !
Pippo Callido

Uniti con chi ? De Magistris Di Pietro Beppe Grillo ? No grazie !!

MPA Lombardo FLI, UDC, API, LD, e anche PD perché no ? chi più ne ha più ne metta !!

La Basilicata, la ragione che unisce l’Italia



4 dicembre 2010
By Meridionalismo

Di Stefano Lo Passo

In tempi di lega e crisi lo scenario nel Mezzogiorno d’Italia appare quanto mai oscuro. I dati Svimez evidenziano il rischio estinzione dell’industria (-15,8%), l’agricoltura arretra di cinque punti percentuali e la disoccupazione sfiora il 24%, in pochi anni si rischia di grattare il fondo. Per tutta risposta lo stato Italiano continua a spostare le risorse destinate al Sud al centro Nord ed a ripartire in maniera squilibrata i fondi nazionali (vedi i fondi FAS ed i fondi CIPE) tra la quasi totale indifferenza della classe politica eletta nei collegi elettorali del Mezzogiorno. Gli uomini posti ai vertici istituzionali del Sud dimostrano sempre più di esser asserviti a poteri a cui poco o niente interessa delle sorti del Sud.

A riprova che la causa di tale disastro sia la politica nazionale sfavorevole al meridione c’è l’evidenza che alcuna regione del Sud fa eccezione e la classifica in base alla ricchezza stillata da Eurostat [2], delimita un quadro ben preciso rappresentativo della spaccatura interna al paese che non si sarebbe mai potuta avere se non con una precisa volontà discriminatoria, ormai cronica e indicativa dell’intramontabilità di taluni poteri durante la storia patria; basti pensare come in soli vent’anni sia stata livellata l’economia della Germania dell’Est a quella dell’Ovest e come invece in 150 anni sia stato affossato l’apparato finanziario, industriale e bancario del Meridione d’Italia.

Tuttavia, se la volontà politica ha voluto premiare il settentrione su tutti i livelli di sviluppo, il meridione ha senz’altro avuto in dono incredibili risorse naturali che se tramutate in denaro, e riutilizzate sul territorio, potrebbero capovolgere l’attuale situazione Italiana.

La Basilicata è lo scrigno del Mezzogiorno e non solo; nel sottosuolo del Parco Nazionale della Val d’Agri vi è il più grande giacimento petrolifero dell’Europa continentale (sesto nel mondo) in cui sono stimati esser contenuti 465 milioni di barili di petrolio di ottima qualità. Da circa quindici anni è iniziata l’estrazione ad opera di Eni\Agip e Total con 47 pozzi aperti che estraggono ogni giorno 92.900 barili, quasi il 9% dell’intero fabbisogno Nazionale [3]. Considerando che l’attuale prezzo al barile è di 90$, la Basilicata “versa” alle casse dello stato Italiano ed in quelle degli azionisti privati circa tre Miliardi e mezzo di dollari l’anno, ovvero circa due miliardi e mezzo di euro ai quali va tolto il 7% di royalties destinati alle comunità locali (nel 1958 Enrico Mattei considerava ‘un insulto’ il 15 % che le Sette Sorelle versavano ai Paesi produttori e parlava di reminiscenze imperialistiche e colonialistiche della politica energetica).

Facendo i dovuti conti è come se ciascuno dei 588.000 cittadini lucani versasse all’erario Italiano quattro milioni di euro l’anno, insomma la regione con i cittadini più solidali nei confronti del paese sono proprio loro, i Lucani, e non i Lombardi , i Veneti e gli altri cittadini del Nord, come la CGIA di Mestre, fervente sostenitrice del federalismo fiscale, tramite il suo segretario Giuseppe Bortolussi ha sostenuto in un recente dossier evidentemente calibrato ad hoc per far risultare ciò che si voleva. E’ altrettanto chiaro che il federalismo fiscale proposto dalla lega calzerà a pennello ai bisogni del settentrione d’Italia permettendo loro di bloccare le uscite lì dove si è forti (naturalmente parliamo dei profitti del settore industriale e bancario) e di fare cassa comune con le regioni del Sud lì dove sono scarsi ( es. idrocarburi). Si ruba ai poveri per dare ai ricchi.

A collaudare tale tesi abbiamo osservato che nel gruppo di lavoro che si occupa di perequazione (livellare gli introiti regionali provenienti dal fondo comune in maniera solidale alle regioni più bisognose) i due coordinatori sono persone di fiducia di Giulio Tremonti e di Roberto Formigoni e i tre rappresentanti delle Regioni sono nominati da Liguria, Emilia Romagna e Lazio; in questo modo il termine federalismo solidale può servire solo a lavare la coscienza di quanti, tanto al Nord quanto al Sud, stanno svendendo il Mezzogiorno alle mafie.

La Basilicata pur producendo mediante il petrolio enormi entroiti per l’intero paese è, secondo le dichiarazioni dei redditi, la penultima regione per povertà con un tasso che supera il 17% di indigenti ed una emigrazione che raggiunge le 4000 unità annue su una popolazione di 588.000. Come se questo non bastasse la presenza di pozzi di petrolio ha consentito allo stato l’espropriazione di vasti appezzamenti di terreno per cifre irrisorie, terreni che producevano aglianico, olio, frutta. Il verificarsi di incidenti, sempre senza colpevoli, ha provocato numerose a consistenti perdite di greggio nei terreni e nei corsi d’acqua che hanno portato anche un aumento dei casi di cancro. In Basilicata si può provare l’ingiustizia e l’ipocrisia di questo sistema Italo-legista da sempre in mano ai grossi gruppi economici con sede nel Nord del paese e che mediante le organizzazioni criminali tengono sotto controllo le masse meridionali.