4 dicembre 2010
By Meridionalismo
Di Stefano Lo Passo
In tempi di lega e crisi lo scenario nel Mezzogiorno d’Italia appare quanto mai oscuro. I dati Svimez evidenziano il rischio estinzione dell’industria (-15,8%), l’agricoltura arretra di cinque punti percentuali e la disoccupazione sfiora il 24%, in pochi anni si rischia di grattare il fondo. Per tutta risposta lo stato Italiano continua a spostare le risorse destinate al Sud al centro Nord ed a ripartire in maniera squilibrata i fondi nazionali (vedi i fondi FAS ed i fondi CIPE) tra la quasi totale indifferenza della classe politica eletta nei collegi elettorali del Mezzogiorno. Gli uomini posti ai vertici istituzionali del Sud dimostrano sempre più di esser asserviti a poteri a cui poco o niente interessa delle sorti del Sud.
A riprova che la causa di tale disastro sia la politica nazionale sfavorevole al meridione c’è l’evidenza che alcuna regione del Sud fa eccezione e la classifica in base alla ricchezza stillata da Eurostat [2], delimita un quadro ben preciso rappresentativo della spaccatura interna al paese che non si sarebbe mai potuta avere se non con una precisa volontà discriminatoria, ormai cronica e indicativa dell’intramontabilità di taluni poteri durante la storia patria; basti pensare come in soli vent’anni sia stata livellata l’economia della Germania dell’Est a quella dell’Ovest e come invece in 150 anni sia stato affossato l’apparato finanziario, industriale e bancario del Meridione d’Italia.
Tuttavia, se la volontà politica ha voluto premiare il settentrione su tutti i livelli di sviluppo, il meridione ha senz’altro avuto in dono incredibili risorse naturali che se tramutate in denaro, e riutilizzate sul territorio, potrebbero capovolgere l’attuale situazione Italiana.
La Basilicata è lo scrigno del Mezzogiorno e non solo; nel sottosuolo del Parco Nazionale della Val d’Agri vi è il più grande giacimento petrolifero dell’Europa continentale (sesto nel mondo) in cui sono stimati esser contenuti 465 milioni di barili di petrolio di ottima qualità. Da circa quindici anni è iniziata l’estrazione ad opera di Eni\Agip e Total con 47 pozzi aperti che estraggono ogni giorno 92.900 barili, quasi il 9% dell’intero fabbisogno Nazionale [3]. Considerando che l’attuale prezzo al barile è di 90$, la Basilicata “versa” alle casse dello stato Italiano ed in quelle degli azionisti privati circa tre Miliardi e mezzo di dollari l’anno, ovvero circa due miliardi e mezzo di euro ai quali va tolto il 7% di royalties destinati alle comunità locali (nel 1958 Enrico Mattei considerava ‘un insulto’ il 15 % che le Sette Sorelle versavano ai Paesi produttori e parlava di reminiscenze imperialistiche e colonialistiche della politica energetica).
Facendo i dovuti conti è come se ciascuno dei 588.000 cittadini lucani versasse all’erario Italiano quattro milioni di euro l’anno, insomma la regione con i cittadini più solidali nei confronti del paese sono proprio loro, i Lucani, e non i Lombardi , i Veneti e gli altri cittadini del Nord, come la CGIA di Mestre, fervente sostenitrice del federalismo fiscale, tramite il suo segretario Giuseppe Bortolussi ha sostenuto in un recente dossier evidentemente calibrato ad hoc per far risultare ciò che si voleva. E’ altrettanto chiaro che il federalismo fiscale proposto dalla lega calzerà a pennello ai bisogni del settentrione d’Italia permettendo loro di bloccare le uscite lì dove si è forti (naturalmente parliamo dei profitti del settore industriale e bancario) e di fare cassa comune con le regioni del Sud lì dove sono scarsi ( es. idrocarburi). Si ruba ai poveri per dare ai ricchi.
A collaudare tale tesi abbiamo osservato che nel gruppo di lavoro che si occupa di perequazione (livellare gli introiti regionali provenienti dal fondo comune in maniera solidale alle regioni più bisognose) i due coordinatori sono persone di fiducia di Giulio Tremonti e di Roberto Formigoni e i tre rappresentanti delle Regioni sono nominati da Liguria, Emilia Romagna e Lazio; in questo modo il termine federalismo solidale può servire solo a lavare la coscienza di quanti, tanto al Nord quanto al Sud, stanno svendendo il Mezzogiorno alle mafie.
La Basilicata pur producendo mediante il petrolio enormi entroiti per l’intero paese è, secondo le dichiarazioni dei redditi, la penultima regione per povertà con un tasso che supera il 17% di indigenti ed una emigrazione che raggiunge le 4000 unità annue su una popolazione di 588.000. Come se questo non bastasse la presenza di pozzi di petrolio ha consentito allo stato l’espropriazione di vasti appezzamenti di terreno per cifre irrisorie, terreni che producevano aglianico, olio, frutta. Il verificarsi di incidenti, sempre senza colpevoli, ha provocato numerose a consistenti perdite di greggio nei terreni e nei corsi d’acqua che hanno portato anche un aumento dei casi di cancro. In Basilicata si può provare l’ingiustizia e l’ipocrisia di questo sistema Italo-legista da sempre in mano ai grossi gruppi economici con sede nel Nord del paese e che mediante le organizzazioni criminali tengono sotto controllo le masse meridionali.
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