venerdì 15 ottobre 2010

Orgoglio ritrovato ?


Tre film sul sud 'buono' in un anno e una nuova questione meridionale investe l'Italia
FLAVIA AMABILE


Non è una notizia il fatto che in questo 2010 siano usciti nelle sale cinematografiche tre film sul sud. La notizia è che due di questi sono stati fra i più grandi successi italiani dell'anno. Il primo (Basilicata coast to coast) ha battuto la scorsa primavera il kolossal Avatar ai botteghini e ricevuto premi su premi. Il secondo (Benvenuti al sud) è appena uscito ed è già ai primi posti in classifica. Il terzo deve ancora arrivare nelle sale, dunque si vedrà.

Che cosa succede? Il sud è di moda? E chi va a vedere film in cui il sud non è né mafia, né camorra né pizza o mandolini, ma semplicemente il sud? E chi riempie le sale in un Paese in cui non parlare male del sud è ormai politicamente scorretto?

I meridionali, ovvio. Quelli che vivono ancora da Napoli in giù e quelli che sono andati altrove. Ma i numeri lasciano intuire anche qualcos'altro. Che questi film piacciano anche ad un altro nord, un nord che non ne può più della Lega e di un'arroganza che vede ladri ovunque per non vedere i propri.

Una nuova 'questione meridionale' sta nascendo. E' la voglia di dire 'basta' di fronte ad una campagna di denigrazione costante, ripetuta, che arriva da una parte del governo. E' un orgoglio che sta montando. Trova sfogo nei gruppi su Facebook e nei siti in rete. Tolti quelli calcistici, i siti di orgoglio meridionale - nel senso di orgoglio per l'appartenenza ad una terra umiliata e offesa - sono moltissimi. Inesistenti quelli del nord.

Appare sulle t-shirt che esaltano l'orgoglio terrone e i meridionali al 100%. Si porta dietro una domanda a cui fiora nessuno ha avuto il coraggio di rispondere. Com'è possibile che l'Italia che si è scandalizza dei cori razzisti contro Balotelli negli stadi non abbia mai fatto una piega per quelli contro i napoletani che da anni vengono cantati dalle curve degli Ultras?

Forse, è giunto il momento di tirare su la testa e non lasciarsi più umiliare.

Fonte:La Stampa del 12/10/2010

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