di Lino Patruno
Il ministro Renato Brunetta sa come finire sui giornali. Basta dire, come giorni fa, che Napoli è un «cancro etico e sociale ». Anzi che «se non avessimo la Calabria, la conurbazione Napoli-Caserta, o meglio se queste zone avessero gli stessi standard del resto del Paese, l’Italia sarebbe la prima in Europa». Detto dal buon maestro a un corso di formazione del PdL, cioè imparate che è così. E traetene il conseguente disprezzo per i meridionali. La soluzione? Ma naturalmente il federalismo, la medicina per tutti i mali italiani. L’avessero detto a Lippi, con un po’ di federalismo sarebbe arrivato in finale ai Mondiali di calcio.
Il bello è che i meridionali potrebbero anche concordare che se la sottospecie napoletana-casertana- calabrese fosse diversa, farebbero sfracelli. Anzi che se l’Italia fosse solo il Nord, sarebbe più ricca della Germania. Ciò che purtroppo molti meridionali e quasi tutti i settentrionali non sanno è che il Nord non sarebbe così ricco se non ci fosse il Sud. Perché la maggiore ricchezza del Nord si basa sulla minore ricchezza del Sud. Non diciamo sfruttamento, che sarebbe troppo comunista. Ma, per esempio, non si farebbe l’alta velocità ferroviaria al Nord se non si sopprimessero quattro treni al Sud come avvenuto. Non sono redditizi, hanno pensosamente spiegato. Ma anche ciò che si ricava e non si spende al Sud serve a costruire linee da 300 all’ora lassù.
Perché, piaccia o non piaccia al ministro Brunetta, l’Italia è una rete. E visto che il Sud più inguaiato di così non può essere, se si spezza la rete non si sa dove va a finire anche il Nord. Sud mercato dei loro prodotti. Sud dove vincere gli appalti ma non perché sono più bravi ma perché hanno dimensioni aziendali che al Sud non ci sono. Sud dove mandare i loro rifiuti più pericolosi. Sud dal quale hanno preso per decenni la manodopera a basso costo evitando i più fastidiosi immigrati stranieri. Sud dove vengono a fare le vacanze quando non ne possono più anche di se stessi. Sud dal quale, scandalosamente parlando, arrivano quei soldi della mafia che in Cilento ammazza un sindaco ma in Brianza investe procurando ricchezza senza che risultino inequivocabili rip ulse. Non c’è un Nord senza un Sud, siamo un Paese innervato così, anzi ci si scusi il «siamo». Come un industriale (polentone) che al maggiordomo (terrone) che apriva la finestra e diceva «oggi abbiamo bel tempo» rispose: «Abbiamo? Non siamo mica soci».
Allora il Sud maggiordomo va periodicamente bacchettato. E la colpa è sempre della classe politica meridionale. Che, per dirne un’altra, fa costruire dove non si dovrebbe provocando le alluvioni. Vero,ma le leggi che non tutelano il territorio non le fanno al Sud. Comunque quelli sono sindaci da mandare in galera, e ce ne sono di patibolari. Ma i servizi pubblici insufficienti (dai treni appunto, alle strade, all’amministrazione) non dipendono dallo Stato? I servizi che influiscono sulla vita civile, un divario non meno grave di quello economico.
Forse c’è bisogno di maggior coordinamento fra ministri se è vero che negli stessi giorni Tremonti ha detto che al Sud ci vuole più Stato, altro che federalismo. Anzi egli rifarebbe la Cassa per il Mezzogiorno. Quello Stato che ora si fa sentire molto di più contro la criminalità, a conferma che deve spiegare dove era prima. Senza contare che tutte le stragi impunite degli ultimi decenni portano a Roma. E Stato che da un lato dice di dare soldi, dall’altro li dà con tale lentezza e tali difficoltà che quando arrivano ne servono il doppio e così via in un pozzo senza fondo. E poi questa classe dirigente meridionale. Assolverla, mai, sarebbe complicità. Anzi dovrebbe pagare i danni. Ma lavora dove tutto è un problema, se al Nord possono pensare ai fiori nelle aiuole qui devono pensare alla gente che non ha casa e lavoro. Così più spendono, più sono votati: un ammortizzatore sociale. Anzi col federalismo «fai da te» saranno ancora più succubi della pressione, a cominciare da quella della malavita. Tutto il contrario della riduzione della spesa. Ha ragione chi ha scritto in questi giorni che troppo spesso vivere al Sud è un atto d’amore.
Ma, come si dice al Sud, non si può continuare a vivere alla scusa di Cristo, con tutto contro. E poi, in 150 anni di Italia unita, è possibile che ci siano state sempre classi dirigenti colpevoli di ogni peccato, compreso lo stecchino per pulirsi i denti in pubblico? Quando non si sa che dire, dàlli all’amministratore locale, funziona sempre. Eppure sono stati sia di destra che di sinistra, ci deve essere un virus ambientale. Ché quando anche l’amministratore brutto e cattivo (nonché un po’ ladro) non funziona, c’è sempre il federalismo. Su cui si può anche filosofare, ma pensando prima a ciò che andava fatto al Sud e non è stato fatto come dice Tremonti. Proprio la debolezza di memoria che conviene per tenere il Sud sempre in castigo.
Fonte:La Gazzetta del Mezzogiorno
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