giovedì 19 novembre 2009

Voglio iniziare dalla biografia scritta dal suo avvocato George Wolf nel 1974.


L’AUTORE AL LETTORE


Nel 1943 Frank Costello si trovò alla testa del mondo del crimine indiscusso “capo di capo re”boss di tutti i boss della Mafia. Frank Costello era sulla cresta dell’onda. Ma lo era poi davvero?
Aveva fatto una lunga strada dalla casa della sua infanzia in una sudicia e squallida strada di Harlem. Nel 1932 aveva quarantuno anni, sedeva in un elegante appartamento del Drake Hotel di Chicago con uno dei leader del Partito Democratico di New York ,Jimmy Hines , e lavorava per la nomina di Franklin Roosevelt a candidato presidenziale.Nel 1943 era letteralmente il padrone di New York e faceva nominare giudici e procuratori distrettuali e persino sindaci delle città. Le sue macchine mangiasoldi nella Louisiana e le sue case da gioco in diversi Stati, facevano affluire milioni e milioni nelle sue tasche. La tangente che gli toccava sui proventi dei racket della mala,tipo lotterie clandestine e sale-corse,aumentava la sua ricchezza e il suo potere.
Tuttavia c’erano guai in vista. Anzitutto da parte della Legge.Ci fu uno scandalo nazionale quando una microspia inserita dal procuratore distrettuale di New York, Frank Hogan ,sul telefono di Frank
rivelò una conversazione fra lui e un giudice di corte suprema di New York ,recentemente entrato in carica, Thomas A.Aurelio, il quale ringraziava Frank per la sua nomina e giurava riconoscenza al leader del mondo criminale.
D’altra parte la Mafia premeva e si agitava di continuo alle sue spalle: Costello desiderava pace e non violenza, gli altri capi volevano entrare in nuove imprese, lui li ammoniva a tenersi lontano dalla droga,quelli volevano spacciarla a tutti i costi.Cominciarono gli attriti che ben presto esplosero quando un bel giovane snello ,di nome Bugsy Siegel ,leader della Mafia della costa occidentale,si fermò al bordo di una strada del Nevada e decise che quel quell’angolo sarebbe divenuto la capitale del mondo del gioco,Las Vegas.
Questo avvenne nel 1946 tre anni dopo che io ero assunto da Frank: per trent’anni sono stato suo avvocato personale e suo amico e in nome di questa amicizia voglio che il mio libro sia qualcosa di più di uno studio su un della Mafia poiché è il risultato di questo mio rapporto singolarissimo ed eccezionale con lui. Un tale studio,io spero,presenterà un interesse particolare, perché il codice del silenzio ha impedito finora che venissero alla luce fatti ed episodi delle vite di tutti i grandi capi della Mafia, prima e dopo Costello.
Ma Costello era diverso: naturalmente non era una colomba : io stesso ,in molte occasioni ,lo trovai terribile, ma era , era un uomo civile,disdegnava la violenza e il sangue di cui si erano macchiati i grandi capi della Mafia prima di lui.
Il mio libro non vuole essere una apologia,non temo che i giovani ,leggendo queste pagine,si mettano in testa di emulare Frank : troppe cose rivelano queste pagine sul terrore costante e sulla consapevolezza che tradimento e morte stanno in agguato in fondo agli occhi di ogni.
Sono convinto che la vita di Frank Costello,sia una storia affascinante: è la vicenda di un uomo che avrebbe potuto prendere una strada diversa se fosse nato in circostanze più felici. Era un uomo intelligente,ed era un uomo giusto,ancora oggi i suoi antichi compagni della mala,parlano di lui con rispetto,come di un uomo di carattere,un uomo che dava a ciascuno la sua parte,dal più umile collettore di lotterie di Harlem ai grandi i baffuti capoccia delle potenti famiglie mafiose.
Come accadde che Frank Costello, il quale amava più di ogni altra cosa pranzare tranquillamente ogni giorno all’elegante Grill del Waldorf-Astoria, entrà a far parte del mondo del crimine? E,cosa ancor più strana ,come ne diventò il capo?
Nei trent’anni trascorsi al fianco di Frank Costello, non ho mai potuto immaginarlo con un’arma da fuoco in mano,e tanto meno nell’atto di uccidere qualcuno. Eppure,quando un giornalista mi chiese qualche particolare sulla sua personalità,Frank stesso mi ammonì: < Non andare a dire che vendo Bibbie >.Il mondo che governava era pieno di sangue,
La parola,come viene usata in questo libro,si riferisce al gruppo internazionale di della mala, strettamente collegate fra loro ,di origine italiana. Questo per distinguerla da ciò che si suol chiamare , che consiste nel rapporto informale fra la Mafia e le famiglie ebree della malavita. Queste < famiglie >,italiane ed ebree, come capii dai discorsi di Frank, coesistono a livello di parità.I due gruppi,hanno sempre lavorato in sorprendente armonia: gli italiani rispettano gli ebrei per il loro talento finanziario,gli ebrei preferiscono restarsene tranquilli dietro le quinte e lasciare che gli italiani usino i muscoli quando è necessario.
A questo punto devo anche dire che non ho mai sentito dalla bocca di Frank ,ne da alcuno dei miei clienti della mala,le parole Mafia o Cosa Nostra. La parola chiave che sempre indicava la Mafia non era un nome ,ma un verbo , (è dentro) .Parlandomi di una persona che non conoscevo ,Frank per esempio mi diceva brevemente : < He’s Connected >. E io capivo !
Per far meglio comprendere come sia organizzata la Mafia,qualche volta la si e presentata come una grossa società commerciale ,ma non è una immagine molto calzante. Direi che per darne un’idea più viva e concreta si deve paragonarla ad una specie di ONU, in cui il regna su una di capi regionali (family bosses) che operano di comune accordo,trattano fra loro e osservano determinate norme nell’interesse di tutti.La “ commissione” si riunì per la prima volta nel 1929 ad Atlantic City,dove in realtà fu istituita.
Queste riunioni si convocavano soltanto quando c’era un problema urgente,di livello nazionale, altrimenti erano in vigore delle norme fisse : per esempio Miami la Florida e Las Vegas erano territori dove tutte le bande potevano operare e dove “ non doveva verificarsi alcun atto di violenza” .Altre norme erano semplici ed evidenti: nessuna gang di New York nei racket di Chicago,nessuna gang di Chicago in quelli di Cleveland, insomma ciò che si potrebbe chiamare una vera ripartizione di competenze territoriali.Le proprietà nazionali ,come il < racing wire > ( il servizio di informazioni telegrafiche sulle corse ippiche) erano divise equamente.Ma anche se i capi delle operavano su base di parità, per tradizione quello di Manhattan era il “ primis inter pares” perché Manhattan era, ed è, il centro della mala,la capitale del crimine.

Nessun commento: