Di Guglielmo Di Grezia
Ultimamente, ho notato che aleggia una parola nell’aria che nessuno vuol pronunciare.
Piú di qualcuno con modo subdolo come è loro stile, ha tentato di appropriarsene maldestramente, ma proprio perché pronunciata da loro, si può correre il rischio di far perdere di consistenza la parola.
Ho dovuto notare mio malgrado che pure chi con fatti ha dato una spinta nel senso da me auspicato, di parte sua ha un certo timore nella pronuncia di essa.
Per chi non ha ancora capito di quale parola si tratta la pronuncio a chiare lettere “INDIPENDENZA”.
Questa parola che alla sola pronuncia fa saltare da sedie e poltrone vari personaggi di questo e quel partito pseudo Meridionalista o ancor peggio movimentucoli che si dànno arie da rivoluzionari da giarrettiera, è l’unica via d’uscita ad una seria ripresa economica, politica e culturale del Sud.
Non voglio iniziare a parlare di patria etc. Non oggi.
Oggi, per l’ennesima volta, voglio ripetere, se mai c’è ne fosse bisogno, che se non ci sbarazziamo delle cause che ci tengono incatenati all’attuale sistema, non riusciremo mai ad uscire da questo cul di sacco in cui siamo piombati da 150 anni a questa parte.
Solo con nostre istituzioni potremo curare i nostri interessi.
Non ultimo è il caso delle affermazioni fatte dal Ministro Zaia.
L’attaccare sempre ed ad ogni occasione la già misera economia del Meridione a vantaggio di quella Settentrionale (pensate al guadagno dell’industria casearia del Nord a scapito dei produttori di mozzarella di bufala campana di questi giorni), fa parte di un disegno ben definito che si protrae oramai dalla cosiddetta unità sino ad oggi.
È una strada che se percorriamo a ritroso, ci porta all’opificio di Pietrarsa sino alle fonderie di Morgiana, dai cantieri di Castellamare alla produzione di arance siciliane e calabresi.
Rosarno si può vedere da diversi punti di vista. Sulla vicenda, la prima cosa che mi è saltata all’occhio è stata: Ma le istituzioni locali, in quel pezzo di stato Italiano, non sapevano niente? È mai possibile?
La risposta scontata quanto inevitabile datevela ognuno di voi.
Ma la cosa va vista a ritroso (come dicevo).
La fabbrica Fiat di Termini Merese (tanto per parlarne) fu regalata dallo Stato Italiano con la scusa di dare lavoro ai Siciliani mentre invece serviva a produrre le auto per il Nord Africa.
L’allora Ministro degli Esteri, per conto dello stato Italiano, stipulò un accordo, con il quale si abrogavano i dazi dai prodotto agricoli dei paesi interessati.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. I proventi delle auto vendute sono andati a totale appannaggio della multinazionale di Torino , mentre l’economia Sudista (prettamente agricola), ne è uscita ancora una volta con le ossa rotte.
Ora oltre al danno anche la beffa.
La fabbrica non è piú concorrenziale e quindi la produzione sarà trasferita altrove per permettere l’utile degli azionisti.
Questo è il concetto di economia liberale, non il bene comune, ma l’interesse privato a tutti i costi ed a qualsiasi condizione.
Per agganciarmi a Rosarno, grazie a questo patto scellerato i produttori agricoli del Sud, non hanno potuto altro che lavorare col lavoro sommerso per poter sbarcare il lunario.
La mafia c’è e va combattuta in tutti i modi e senza scrupoli, ma non si dia la colpa a chi ne è vittima (i produttori) tacciandoli di essere collusi con essa.
Si fa il commercio equo e solidale per i prodotto dell’Equador, del Guatemala etc., perché non si fa del commercio equo per i produttori di arance siciliane e calabresi? Perché non si organizza una filiera che mette fuori dalla portata della grande distribuzione (perché anche loro è la colpa, acquistano le arance a trenta centesimi al chilo per rivenderle ad un euro) che praticamente obbliga questa povera gente a svendere un prodotto di eccellenza?
Eppure ci vorrebbe poco.
In verità non c’è la volontà dei politici locali e nazionali.
Ora vedo un proliferare di partitini che si rifanno al Sud, ma a questi cosa importa del Sud?
Niente, nulla, l’unica cosa che gli importa è il fatto di rimanere in qualche maniera a galla e se è possibile, occupare una poltrona e sbarcare il lunario.
Ho sentito parlare l’Onorevole Vincenzo Scotti ed anche con lui, come feci con la Poli Bortone, sono andato sull’enciclopedia multimediale Wikipedia, alla parola Vincenzo Scotti è emerso: “Un’inchiesta di Report del 1 ottobre 2002, intitolata "Dietro al Bingo", rivela alcuni retroscena torbidi sulla "industrializzazione" del gioco della tombola (rinominata di fatto ’Bingo’) e i coinvolgimenti politici. In particolare la Gabanelli sintetizza dicendo "Imprenditori privati e multinazionali spagnole del gioco d’azzardo che hanno fiutato l’affare nel 1999 quando sotto il governo D’Alema il gioco della tombola diventa Bingo. Ma il decreto legge che lo rende operativo e che trasformerebbe in illegali tutte le tombole di quartiere nasce il 21 novembre 2000. Ministro delle Finanze Ottaviano del Turco, Ministro del tesoro Vincenzo Visco."
Nella partita entra anche l’ex ministro Vincenzo Scotti, che co-fonda, assieme a Luciano Consoli (in area D’Alema), "Formula Bingo", società nella quale è presidente, che svolge consulenze per l’apertura delle sale bingo e rapidamente ottiene 214 delle 420 concessioni messe in campo sino a quel momento, grazie anche all’alleanza con Codere, una multinazionale spagnola del gioco d’azzardo. Codere e "Formula Bingo" danno un’impronta industriale e altamente lucrativa al gioco casalingo della tombola, dove sono necessari grandi costi e investimenti da parte dei concessionari (i quali -stando all’inchiesta- per rifarsi necessitano di giochi piú lucrosi e speculativi).
Con questa operazione "Formula Bingo" guadagna l’1.50% su ogni cartella venduta dalla sue 214 consociate. Scotti è anche presidente di Ascob, l’associazione dei concessionari. È lo stesso Scotti, infatti, che, in Senato, preme per rendere abusive le tombole nei circoli e consentire l’introduzione di slot machine e videopoker.”
Questo già basterebbe ma non è tutto: “Assolto dall’accusa di corruzione nella gestione della Nettezza urbana e in quello dei Mondiali di Italia ’90, rinviato a giudizio per peculato e abuso d’ufficio per lo scandalo Sisde, e in seguito prosciolto per prescrizione. Una sentenza della Corte dei Conti gli ha imposto di risarcire allo Stato 2.995.450 euro, giudicandolo colpevole insieme all’ex direttore del Sisde, Alessandro Voci, di aver fatto acquistare un palazzo a Roma con fondi riservati del Sisde a un prezzo maggiorato di 10 miliardi di lire per la creazione di fondi neri.”
Ora che si pensa di fare qualcosa con questi soggetti, sinceramente, mi fa rimanere sbigottito di come si possa pensare di costruire un futuro per i nostri figli.
Il primo passo per la soluzione dei problemi che ci affliggono è stato fatto il 16 gennaio di quest’anno.
Con la nascita del parlamento del Sud si è dato una spinta verso la giusta direzione da intraprendere.
Solo con persone veramente nuove e motivate al bene comune, si può pensare di attivare quel giro di boa fatto di idee ed azioni che portano alla totale riattivazione di una patria oramai fiaccata anche nello spirito dei suoi figli, con metodi che vanno ben oltre l’umana comprensione.
Abbiate il coraggio di essere “LIBERI”.
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